Cronaca locale

«Niente scherzi o sarà blocco»

I conducenti: «Pronti a difendere con altri scioperi i permessi pagati a peso d’oro»

Gaia Cesare

«Le vede queste ferite qui sulla mano? Sono il regalo che mi ha lasciato un marocchino ieri sera durante una delle ultime corse. Sa quante volte si arriva a destinazione e c’è chi non vuole o non può pagare?». Il tavolo sul decreto Bersani, a Milano, si aprirà l’11 settembre, ma il clima in città, fra i tassisti, si surriscalda subito appena si torna a parlare di liberalizzazioni e trattative. L’estate calda delle auto bianche, a guardare il flusso che si muove da e per l’aeroporto di Linate, sembrerebbe solo un ricordo di fine giugno, sparito insieme all’afa di quei giorni. In realtà la proposta di introdurre un controllo satellitare, avanzata dall’assessore alla Mobilità e ai Trasporti Edoardo Croci e il dibattito sulle corse collettive o quelle «low-cost» accende ancora gli animi. E in molti sono pronti a nuove barricate a settembre. «Vede il tatuaggio che ho al braccio? Dice “Never give up”. Come si fa a mollare? Se sarà il caso, incroceremo nuovamente le braccia a oltranza», dice Cristian Rizzo, al volante da quattro anni, con tredici di mutuo all’orizzonte. «Gli orari in cui il nostro servizio è carente sono pochi. Vediamo di regolarizzare l’impegno in alcune fasce, ma non si mettano di mezzo discorsi sulle tariffe uniche o le corse collettive», aggiunge Daniele Rizzi, due anni alla guida e dieci di mutuo ancora da pagare. Proprio questi sembrano essere i temi più caldi: «Come si fa a parlare di prezzi fissi per Malpensa e Linate quando i veri problemi sono quelli della viabilità?», aggiunge all’alba dei suoi 38 anni di servizio Gavino Torrente. «I tempi di percorrenza per noi sono un terno al lotto. Ci sono giornate in cui ci si mette un’ora per raggiungere Linate dal centro di Milano. Il vero nodo è il traffico. Non sappiamo mai quanto staremo incolonnati. Come facciamo a stabilire a priori delle cifre?», sbotta Giancarlo Pizzi. E poi il controllo satellitare. «Noi ci autocontrolliamo già da tempo, col radiotaxi che paghiamo di tasca nostra, come di tasca nostra paghiamo la manutenzione dell’auto, i giorni di malattia. Piuttosto, perché non si fa informazione, non si dice ai cittadini che la tariffa collettiva già esiste, invece di sfoderare come fossero nuove di zecca, proposte che di fatto sono già sulla carta?» insiste provocatoriamente Romeo Marcon. «Se vogliono agevolare noi e gli utenti, perché non ci aiutano a finanziare il nostro radiotaxi, che ha dei costi altissimi?». E il copione si ripete in stazione Centrale: «Pensino piuttosto a potenziare le corsie preferenziali, a chiudere il centro storico invece che discutere sempre delle nostre tariffe, che sono il frutto di un rischio di impresa che è tutto a carico nostro, dalla manutenzione dell’auto, alla malattia», aggiunge Franco Sala, anche lui decano delle auto bianche con i suoi quarant’anni di attività alle spalle. Poi indica le navette in partenza per Malpensa: «Quel pullman prende una cifra esagerata dalla Regione e fa tantissime corse semivuoto. Di questo non parla mai nessuno. Noi siamo un servizio pubblico, ma a conduzione privata. E alla fine i disagi di questo mestiere, i costi esagerati del gasolio e tutto il resto, li affrontiamo da soli».
Qualcuno è più attendista: «Aspettiamo di vedere che proposte ci presentano sul piatto a settembre e poi trattiamo». Ma la linea, per tutti, è quella della fermezza.

Pronti a fermarsi fino a che la liberalizzazione delle licenze non sarà più un brutto ricordo.

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