Lagos - Una vera e propria carneficina. E' di 500 morti, tra cui molte donne e bambini, il bilancio della nuova ondata di violenze contro i cristiani in Nigeria. "Abbiamo compiuto 95 arresti - ha detto il governatore dello stato centrale di Platea, Dan Manjang - ma allo stesso tempo più di 500 persone sono state uccise dai nomadi Fulani". Il riferimento è alle tribù nomadi musulmane, che, secondo le testimonianze, sono scesi durante la notte dalle montagne su tre villaggi alle porte della città di Jos.
Il massacro a colpi di machete Sparando hanno costretto gli abitanti a uscire dalle abitazioni e li hanno massacrati a colpi di machete. Teatro della peggiore carneficina è stato il villaggio di Dogo Nahava a sud di Jos. Il presidente ad interim, Goodluck Jonathan, ha dichiarato di aver "collocato tutte le forze di sicurezza a Plateau e nelle regioni vicine in stato di massima allerta in modo di evitare qualsiasi estensione del conflitto". La situazione nel Paese è sempre più tesa da quando il 9 febbraio scorso il vicepresidente Goodluck Jonathan è stato nominato presidente provvisorio in vista delle prossime elezioni presidenziali nel primo semestre 2011. Il rientro a sorpresa poi dell’ex presidente Umaru Yar’adua. Musulmano del sud, ha poi accentuato il clima di violenza, dal momento che Jonathan, cristiano, ha dichiarato di non voler lasciare la carica.
Il vescovo: "Non è un conflitto religioso" "Ci rattrista moltissimo che il Governo, che avrebbe il compito di garantire la sicurezza di tittii cittadini, sembra non avere la capacità di farlo".
Ai microfoni della Radio Vaticana l’arcivescovo di Abuja, monsignor Jhon Olorunfemi Onaiyekan, punta il dito contro le autorità locali: "Non è che non abbia la volontà di farlo, ma è un Governo molto debole". Poi assicura: "Non è un conflitto religioso, ma etnico".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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