Lagos - I ribelli del Movimento per l'emancipazione del Niger (Mend), che tengono prigionieri dal 7 dicembre tre tecnici italiani dell'Eni e un libanese, hanno annunciato che uno degli ostaggi italiani potrebbe essere liberato per motivi di salute. Gli stessi sequestratori, in dicembre, avevano fatto sapere che Roberto Dieghi non era stato bene. Le autorità locali e la Farnesina non hanno voluto commentare la notizia in un momento, come questo, definito "molto delicato". "Potremmo liberare malato presto, se tutto va come previsto, ma non credo che gli altri verranno rilasciati entro le prossime due settimane" ha riferito un portavoce del Mend in un messaggio diffuso via Internet. Dieghi è stato rapito con Cosma Russo, come lui contrattista Naoc di Plantgeria, Francesco Arena (area manager di Swamp) e il libanese Imad Saliba della società di catering Abed, in un attacco dei guerriglieri del Mend, che hanno assaltato all'alba del 7 dicembre la stazione di pompaggio dell'Agip a Brass, nel Delta del Niger, in cui i quattro stavano lavorando, per caricarli con la forza sulle loro lance. Nella e-mail inviata oggi a un gruppo di giornalisti stranieri che lavorano in Nigeria, i ribelli hanno annunciato di aver avviato trattative con le autorità dello stato di Bayelsa per "assicurare il rilascio" degli ostaggi italiani, senza citare il libanese rapito. Dal giorno del sequestro, l'Unità di Crisi della Farnesina, in stretto contatto con l'Eni, sta lavorando perché il caso abbia un esito positivo. In un comunicato diffuso il 3 gennaio, il Mend aveva sostenuto di aver sventato un tentativo dell'Agip di liberare gli ostaggi dietro il pagamento di un riscatto di 70 milioni di naira (circa 415mila euro), attraverso un "noto truffatore della regione". I ribelli hanno dichiarato più volte che la liberazione degli ostaggi non avverrà in cambio di denaro, avanzando invece richieste di carattere politico.
Il Mend pretende, fra l'altro, che vengano liberati l'ex governatore di Bayelsa, Diepreye Alamieyeseigha, arrestato per corruzione, il leader separatista Mujahid Dokubo-Asari e altri prigionieri della regione, oltre a esigere che alla popolazione del Delta del Niger venga garantita una parte cospicua dei proventi del petrolio. Dal 1993, nella regione l'esercito governativo e le forze di polizia si scontrano con numerose milizie armate, che combattono in nome dei diritti delle comunità locali. Secondo i guerriglieri, la popolazione non riceverebbe che una minima parte dei fondi provenienti dallo sfruttamento petrolifero.
Gli attacchi agli impianti petroliferi del Delta, appartenenti a diverse multinazionali del petrolio come la Shell, la Chevron e l'Agip si sono intensificati negli ultimi anni.
Le tensioni dovute ai problemi sociali e ai danni ambientali causati dallo sfruttamento petrolifero hanno dato vita a un conflitto molto complesso, nel quale sono coinvolti sia milizie ribelli che gang di semplici delinquenti dedite al contrabbando dell'oro nero, che combattono tra loro per il controllo del territorio. In questi 13 anni le vittime sono state oltre 15mila.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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