Nikon Beljaev

Si chiamava Nikolaj ed era nato a Mosca nel 1888. Suo padre era un commesso viaggiatore e lo indirizzò agli studi di matematica e fisica nell’università moscovita. Ma Nikolaj sentì ben presto il richiamo dello spirito e nel 1907 preferì abbandonare gli studi per vestire l’abito di novizio nel famoso monastero di Optina, dove ebbe come direttore spirituale lo starec Varsonofij. Nel 1915 assunse il nome religioso di Nikon e, dopo gli studi teologici, nel 1917 fu ordinato sacerdote. Giusto in tempo per veder scoppiare la rivoluzione bolscevica. Due anni dopo, Nikon conobbe per la prima volta le carceri comuniste. Nel 1923 il nuovo regime chiuse d’autorità il monastero di Optina e lo fece diroccare. Quei monaci che non erano stati arrestati si dispersero, ma l’archimandrita Isaakij ordinò a Nikon, nel frattempo liberato, di restare presso le rovine per accogliere i pellegrini che, malgrado tutto, seguitavano a venire. Durò poco perché i comunisti lo cacciarono e mandarono a Kozel’sk, dove Nikon assunse la direzione spirituale delle monache del monastero di Šamordino, anche loro disperse dopo la chiusura del monastero. Quando il metropolita Sergij pubblicò la famosa dichiarazione con cui accettava il regime sovietico, Nikon lo appoggiò.

Ma la cosa non gli impedì di venire ancora arrestato nel 1927, processato e condannato a tre anni di gulag a Kem’, in Carelia. Nel 1930 fu liberato ma mandato al confino ad Archangel’sk. Da lì lo spedirono a Pinega, nella stessa regione siberiana. Qui lo starec Nikon morì nel 1931. La sua tomba fu meta di pellegrinaggio anche negli anni bui.

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