Sì alla geotermia e alle biomasse, niente da fare per i pannelli fotovoltaici e leolico. La Lombardia dice la sua sulle fonti di energia rinnovabili, tornate in auge con il lancio delle auto elettriche e lattenzione allagricoltura sostenibile. Il workshop che si è svolto ieri alla Biblioteca Ambrosiana ha infatti studiato le prospettive di questo tipo di energie in Italia, in coincidenza con quel piano dazione nazionale che rappresenta la prima attuazione del pacchetto clima dellUnione europea per il 2020.
Proprio dalla regione del Pirellone arrivano indizi incoraggianti. La falda acquifera lombarda è vicina al livello della terraferma e le sue correnti hanno una temperatura alta, intorno ai 14 gradi. Per questo motivo le pompe di calore lavorano benissimo con il sottosuolo lombardo. «Questi marchingegni - spiega il professor Gianluca Alimonti, docente di Fondamenti di energetica allUniversità statale di Milano - funzionano come un frigorifero: estraggono calore da un ambiente freddo per riportarlo in uno più caldo. Grazie alla presenza dellacqua e alla sua temperatura già tiepida, le pompe sono perfette per ricavare calore dal suolo lombardo, con unefficacia tripla rispetto a una qualsiasi stufetta elettrica». Unaltra fonte che in Lombardia spopola è la biomassa: grazie allavanzamento dellagricoltura padana, legna, scarti della lavorazione agroalimentare, rifiuti organici degli allevamenti diventano pepite doro per la produzione di biocombustibili, utili non solo allambiente, ma anche alleconomia. Vento e sole, invece, non sono tra le sorgenti più redditizie. «Non è un caso - sottolinea Alimonti - che nella bassa trionfi la nebbia per la mancanza di forti correnti daria. Il fotovoltaico (pannelli che trasformano i raggi solari in energia elettrica, ndr), poi, sarebbe più conveniente da piazzare in Sicilia. Qui, economicamente, è ancora penalizzante».
Ma energie pulite non significa solo vivere in unatmosfera meno inquinata: da investimenti in questo settore, anche leconomia può trarne grandi vantaggi.
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