«No, anticipare un sisma è impossibile»

Tutti contro uno. Sarà forse un genio incompreso, ma il ricercatore Giuliani è isolato. I volti più noti della geologia e della protezione civile confermano l’imprevedibilità di come, quando e dove il sisma mieterà le sue vittime. Neppure in Giappone, Paese all’avanguardia in fatto terremoti, si è mai potuto sapere in anticipo il luogo dei disastri. La storia non registra terremoti annunciati.
Il coro dei no, parte da Giuseppe Zamberletti, presidente del Comitato grandi rischi della Protezione civile. «Oggi - ha precisato - non siamo in grado di sapere quando avverrà un terremoto, queste indicazioni sono inaffidabili. Possiamo sapere solo dove». Nel caso dell’attuale sisma, Zamberletti sottolinea che le previsioni ipotizzate - sulle quale stanno sorgendo polemiche - erano errate. Indicavano l’epicentro in Sulmona. Invece - osserva - è stato l’Aquila. I precursori dei sismi non hanno dato, né danno, elementi su quando può esserci un terremoto».
Il direttore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Enzo Boschi, rafforza l’analisi scientifica di Zamberletti. «I terremoti non sono prevedibili. Allo stato attuale della scienza è possibile prevedere la zona e l’entità massima del sisma, ma non quando avverrà. Il fenomeno è completamente inaccessibile, per prevenire tragedie serve solo la prevenzione». E Boschi chiude il discorso su Giuliani con un commento secco: «Non è uno scienziato e non aveva fatto una segnalazione agli organi competenti della Protezione civile. Inoltre lo aveva previsto a Sulmona». Anche Mario Tozzi, geologo del Cnr, si schiera con Boschi e spiega che «lo sciame sismico dei giorni scorsi non poteva far prevedere con certezza il verificarsi di un evento sismico». Tozzi riflette anche sulla grande quantità di radon che si è sprigionata attorno all’Aquila, un gas che entra in movimento soltanto se ci sono delle spaccature che arrivano fin dentro la crosta terrestre e che si generano quando c’è un terremoto. «Poteva essere un segnale di allarme – ammette - ma non avrebbe comunque giustificato l’evacuazione di un’intera regione». Insomma, se qualche avvisaglia poteva esserci stata, non avrebbe dovuto comunque creare il panico collettivo. Non a caso, il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, esclude categoricamente alcuna carenza sul sistema di allerta. «Una scossa così violenta non era assolutamente prevedibile. Non si era in possesso di nessun elemento tecnico e scientifico in grado di dare indicazioni precise sul reale rischio di terremoti, e gli indicatori che erano stati individuati da alcuni non erano attendibili». Le parole di Bertolaso sono il risultato del verbale scritto dalla Commissione grandi rischi, al termine della riunione di una settimana fa. «Il 30 marzo - ha riferito Bertolaso -in seguito allo sciame sismico che da diversi mesi sta interessando la zona dell’Abruzzo, su mia richiesta si è riunita all’Aquila la commissione nazionale grandi rischi, il massimo organo scientifico del Paese (previsto dalla legge) e l’unica autorità competente a dare indicazioni, suggerimenti e direttive anche alla protezione civile su quelle che devono essere le misure da adottare».
Nutrire la speranza di potersi aggrappare a un sistema di allarme anti terremoto, insomma, è una cosa. Ipotizzare che l’intero mondo scientifico italiano ignori deliberatamente un sistema di prevenzione, è ben altro. Del resto, anche il sismologo Giorgio Pasquarè, ribadisce, che «queste cose non sono prevedibili.

Ad esempio: sappiamo che tutto il settore tirrenico dell’Italia in questo momento è a rischio terremoto perché si sta muovendo. Da qui a dire se colpirà delle città o addirittura quali città e con quale e quanta intensità, ne passa».

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