La candidatura di Vincenzo Visco non piace ai Ds milanesi. Difficile digerire come candidato alla Camera «chi fu ministro delle tasse, ue quello è luomo delle tasse e in Lombardia ci sono le partite iva». Leit motiv racconta nel sondaggio organizzato nel giro tra le sezioni dalla segreteria provinciale e cittadina della Quercia. Virgolettato che non ammette repliche e che pure alla segreteria nazionale del Botteghino era stato anticipato senza mezzi termini. Niente da fare: il «nazionale» ha deciso che Milano fosse lunica possibilità per riportare a Roma il deputato uscente eletto nel 2001 in un collegio emiliano non più sicuro. E così dentro Visco coinvolto nel 2001 in una brutta storia di abusivismo edilizio in quel di Pantelleria.
Ma per far posto al «ministro delle tasse» si è spostato un altro «compagno» doc: Giorgio Roilo, lex segretario della Camera del Lavoro, che secondo le indicazioni della Quercia milanese avrebbe dovuto andare alla Camera. Candidatura che, dopo un paio di telefonate in partenza da Roma, si trasforma in un posto al Senato. Giochino, questultimo, che si può ripetere per casi ma con una variante: lo spostato - dal collegio senatoriale o dalla Camera - non occupa altra poltrona bensì finisce fuori lista. È il caso di Stefano Draghi, sondaggista diessino, che si trova messo in angolo dallingresso di Furio Colombo, lex direttore dellUnità. E con Draghi fuori pure, con grande sconcerto, Marilena Adamo, Fiorenza Bassoli e altri piccoli big ambrosiani. Unica consolazione per Adamo è lessere capolista dei Ds a Palazzo Marino insieme alla possibilità di essere al secondo posto dei non eletti. Possibilità che, evidentemente, di ora in ora potrebbe sfumare: si sa, dicono dalla federazione di via Vipacco, a decidere è Roma. Opzione negativa che potrebbe pure coinvolgere Emanuele Fiano, capogruppo ds in Comune: in questo caso, Fiano, sarebbe pronto a reclamare un posto di visibilità nelleventualità di una giunta Ferrante. Quale? Be, quello di vicesindaco a cui tanto ambisce Carlo Cerami, coordinatore della segreteria cittadina.
Ipotesi che si fanno strada tra le quattro mura delle unioni territoriali, dove quel progetto del partito democratico lanciato da Riccardo Sarfatti, Lella Costa, Gad Lerner e Michele Salvati (auto-esclusosi dal gioco delle candidature ds) viene pesantemente respinto. Nessuna disponibilità né ufficiale né sotterranea a sostenere una lista ulivista da presentare al Senato: motivo? pescherebbe consensi tra chi voterebbe già centrosinistra e quindi toglierebbe voti soprattutto alla Quercia. Ma sulla scheda elettorale per il Senato il partito di Lerner e Sarfatti in qualche modo ci sarà: «Oltre tremila lombardi sostengono la nostra iniziativa» recita una nota stampa. Firme che mercoledì saranno consegnate direttamente a Romano Prodi.
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