Lui no. Perché la F1 è un mondo che corre e non può fermarsi mai, neppure per lenire le ferite dei suoi uomini. Lui, no. Perché la Ferrari è la F1 e come tale è costretta ad alternare i propri pensieri tra lapprensione per la guarigione del cavaliere ferito e le esigenze di un mondiale che chiede al più presto di vedere un sostituto di Felipe in pista.
Però lui no. Lui, kaiser Schumi, no. Lui, bulimico delle corse, lui, più grande di sempre, lui, fuoriclasse inaudito e ombra implacabile che ha sempre accompagnato le gesta dei due ragazzi della Rossa. Lui no. Magari sarà Michael stesso a rifiutare, ma a scanso di equivoci non gli sia offerta questultima tentazione di rientrare da salvatore della patria, da uomo del passato che si prende in spalla le sorti della Rossa.
Lui no, perché la Ferrari di Felipe Massa deve guardare al futuro e non al quarantenne che fu il più grande di sempre e che potrebbe dare molto, ma sarebbe comunque un nostalgico ritorno alle glorie del passato. Lui no, perché Raikkonen ieri era secondo, magari lascerà la Rossa a fine anno, ma non merita nuvole fastidiose attorno; lui no, perché soprattutto Felipe, comunque pupillo di Michael, ha il diritto di curarsi senza lassillo delleterno paragone.
Ma lui no. Perché era il più grande, forse è ancora grande, ma la Ferrari di questanno, ferita nella tecnica e nel fisico, deve credere solo nel futuro. Come Felipe.