«No al nuovo maxi-tempio islamico potrebbe portare degrado e problemi»

«Milano può fare a meno di una maxi-moschea». Matteo Salvini è lapidario. Il capogruppo consiliare della Lega ha le idee chiare: «Non c’è futuro per quel progetto tanto caro all’imam della casa della cultura islamica Asfa Mahamoud che, sorpresa, è pure uno dei collaboratori dello studio d’architettura che ne decanta il valore nelle cinque paginette della relazione tecnico-descrittiva e dell’esame di impatto paesistico».
Messaggio inequivocabile: «Al di là di ogni normativa, questa super-moschea non può nascere perché, come testimonia quotidianamente la cronaca, l’Italia deve cessare d’essere terra di esportazione di kamikaze. Ne abbiamo già abbastanza di sermoni d’odio e di violenza che sono brodo di coltura». Virgolettato che Giulio Gallera, capogruppo comunale di Forza Italia, completa: «In via Padova non deve sorgere una moschea, che rischia solo di portare degrado e problemi a un quartiere già complesso». E Luca Lepore, presidente del consiglio di zona 2, dettaglia: «Appena due giorni fa c’è stata una manifestazione in via Padova, un corteo dei cittadini contro il degrado. Be’, non è superfluo ricordarlo perché questa richiesta dell’imam non è solo una questione di permessi per costruire bensì implica un aspetto socio-ambientale che rischia di far sprofondare via Padova e limitrofi in un baratro».


Sottoscrive Barbara Calzavara (Fi), vicepresidente del parlamentino di zona: «Questo è un problemino da affrontare amministrativamente con rapidità, anche perché la natura stessa dell’intervento -3.100 metri quadrati - non può essere assimilata a una qualsiasi pratica edilizia».

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