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Ma noi abbiamo bisogno di una difesa antimissili

A sedici anni dalla fine della guerra fredda, la comunità atlantica e la Russia non sono più due avversari. In verità, per molti aspetti, possiamo definirci partners. Entrambi affrontiamo numerose sfide comuni: una fra le maggiori minacce è il rischio che uno «Stato canaglia» possa usare missili balistici dotati di testata nucleare

Ma noi abbiamo bisogno di una difesa antimissili

Robert Gates* e Condoleeza Rice**
A sedici anni dalla fine della guerra fredda, la comunità atlantica e la Russia non sono più due avversari. In verità, per molti aspetti, possiamo definirci partners. Entrambi affrontiamo numerose sfide comuni: una fra le maggiori minacce è il rischio che uno «Stato canaglia» possa usare missili balistici dotati di testata nucleare o altre armi di distruzione di massa, per tenere in ostaggio, o peggio, le nostre società. Non fatevi trarre in inganno: si tratta di una vera sfida.
Malgrado tutti i nostri sforzi, fra cui considerevoli successi in Libia e lo smantellamento della rete di Abdul Qadeer Khan, le armi di distruzione di massa e le potenzialità missilistiche continuano a proliferare. Confidiamo sinceramente che gli sforzi diplomatici attualmente in corso potranno portare a buon fine le sfide, che stiamo affrontando con nazioni come la Corea del Nord e l’Iran. Con Pyongyang abbiamo fatto qualche passo avanti, mentre Teheran, malgrado la sua continua provocazione verso la comunità internazionale, lascia trasparire segnali che indicano una certa sensibilità alla pressione diplomatica.

Tuttavia, il nostro successo non può essere garantito e i governi hanno la responsabilità e il dovere di difendere la loro gente. La logica della guerra fredda «Totale Distruzione Reciproca» non ha più senso nel quadro strategico odierno. Oggi, cerchiamo di garantire la sicurezza non più sulla base del sinistro presupposto «distruggi chi vuole distruggerti». Deve essere chiaro che la minaccia missilistica che viene dall’Iran è reale e crescente, e non è una minaccia diretta soltanto agli Stati Uniti, ma anche all’Europa e alla Russia. Guardando avanti di qualche anno, sorgeranno probabilmente nuove minacce analoghe.

È proprio tenendo presente questa nuova realtà che stiamo sviluppando e dispiegando un moderato sistema di difesa antimissile. Il nostro obbiettivo è quello di mettere in campo dei sistemi capaci di proteggere non soltanto gli Stati Uniti e i nostri soldati, ma anche amici e alleati, come quelli appartenenti alla comunità atlantica.
Parliamo di comunità atlantica, perché sappiamo che il problema della sicurezza non può essere separato; se i nostri alleati non sono sicuri, non è sicura l’America. L’America non può «correre da sola». Per garantire la sicurezza comune, dobbiamo avere un sistema di difesa già pronto ad agire ben prima che una minaccia venga fuori in tutta la sua violenza.

Di conseguenza, abbiamo proposto ad alcuni dei nostri alleati l’idea di installare dei sistemi limitati di difesa antimissile: 10 missili di intercettazione in Polonia e un sistema radar nella Repubblica Ceca. Mentre gli Stati Uniti sono in grado di difendere il loro territorio senza queste misure addizionali, la loro messa in campo ci permetterebbe di allargare la copertura sulla maggior parte dei Paesi europei, aumentando il livello di protezione a casa nostra.
La nostra strategia è mirata a rafforzare la capacità di scoprire, contrastare, e infine impedire un attacco missilistico. Le difese antimissile sono parte della odierna prevenzione e ricerca di stabilità, come abbiamo visto l’estate scorsa, quando per la prima volta abbiamo attivato il nostro sistema, in risposta ai preparativi di lancio di missili da parte della Corea del Nord. In quel caso, il nostro sistema di difesa antimissile ci ha consentito di prendere in considerazione una gamma più ampia e più flessibile di risposte a un potenziale attacco. Una difesa efficace riduce, in primo luogo, la tendenza degli Stati ad acquistare missili, indebolendo la loro potenza militare e contemporaneamente incoraggiando i nostri obbiettivi di non proliferazione.

Abbiamo fatto molta strada dai nostri programmi ed esperimenti iniziali degli anni Ottanta e Novanta. A partire dal 2001, le intercettazioni antimissile andate a segno sono state 26 su 34. E negli ultimi due o tre anni, 15 su 16 prove di volo hanno dato esito favorevole. Tenuto conto di questa tendenza positiva, confidiamo che questi sistemi funzioneranno e che potranno rappresentare la soluzione pratica del XXI secolo alla nuova minaccia, che tutti stiamo affrontando.

Il sistema che intendiamo realizzare è limitato e i suoi missili non hanno testata esplosiva. Si tratta di un sistema diretto contro un potenziale nemico dotato di un piccolo arsenale, che tenta di ricattarci, seminare caos e indebolire la nostra volontà collettiva.
La realizzazione di un sistema così limitato è assolutamente realistica, e realistici dovrebbero essere anche i critici di questa iniziativa. Infatti, questo sistema non serve per combattere un enorme arsenale di missili balistici e nucleari, come quello già posseduto dalla Russia. Parlare di una «nuova corsa al riarmo» con la Russia è anacronistico e in realtà senza fondamento: in seguito al Trattato di Mosca fra America e Russia, le nostre testate nucleari strategiche si stanno riducendo a livelli mai raggiunti in decine di anni.

Il problema della sicurezza dovrebbe, anzi deve, essere discusso sotto forma di collaborazione multilaterale. È per questo che, negli ultimi anni, gli Stati Uniti si sono largamente consultati sui loro progetti con la Russia e con gli Alleati, a Mosca e nell’ambito della Nato, e al recente Congresso Nato svoltosi in Russia il 19 aprile scorso. Negli ultimi sette anni, la Nato e la Russia hanno svolto una buona e pratica collaborazione sulla questione della difesa antimissile. Speriamo che tale collaborazione possa continuare e amplificarsi sia in ambito Nato che con la Russia.

Il presidente Bush ha riconfermato al presidente Putin il suo desiderio di collaborare con la Russia sul problema della difesa antimissile, e una delegazione Usa ha presentato a Mosca, il 17 aprile scorso, nuove proposte per una potenziale collaborazione con la Russia. Abbiamo programmato insieme future visite a Mosca, per procedere su questo piano e anticipare le nostre consultazioni con i russi - il Segretario alla Difesa Gates ha appena concluso una visita il 24 aprile e il Segretario di Stato Rice effettuerà una visita il mese prossimo.

La difesa collettiva è troppo importante per noi e deve impedirci di cadere preda delle tattiche del terrore, degli slogan del passato, o dei tentativi di porre ostacoli fra noi. La Nato ha un ruolo nella difesa antimissile. E ugualmente hanno un ruolo gli accordi bilaterali fra l’America, i nostri alleati e anche, ci auguriamo, la Russia.
Tutti noi stiamo affrontando una minaccia comune, e l’America ha proposto una soluzione pratica per affrontarla.


L’Europa, in special modo, deve sapere - conoscendo la propria storia moderna - che il momento di collaborare è adesso e non quando la minaccia diventa imminente.

*Segretario alla Difesa Usa
**Segretario di Stato Usa
(Traduzione di Rosanna Cataldo)
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