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«Noi dobbiamo restare un’élite» I futuri camici bianchi resistono

Gli studenti bocciano la vendita delle medicine al supermercato: «Non vogliamo essere commessi»

Laura Sonzogni

Monica ieri mattina si è svegliata con un occhio gonfio. «Sono andata subito dal farmacista, mi ha detto che è stata una puntura d’insetto e mi ha consigliato un antistaminico e una pomata oftalmica». Iscritta al secondo anno di Farmacia in Statale, non ha dubbi: «Il farmacista rischia di diventare un semplice commesso». In via Balzarotti, sede della facoltà, poche decine di studenti stanno sostenendo gli ultimi esami della sessione estiva. Andrea affronta la questione in modo pragmatico: «Fare il farmacista al supermercato? Non credo che si guadagnerebbe bene. Molti di noi aspirano a mettersi in proprio, senza contare quelli che dopo la laurea hanno già una farmacia di famiglia ad attenderli». Come Elena, futura titolare di un’attività nel Lecchese: «Nelle grandi catene non si pensa alla salute dell’utente, ma solo all’incremento del fatturato». Qualcuno è meno diplomatico: «Non ho studiato cinque anni per finire al supermercato - dice Tommaso -. A questo punto, perché non fanno una laurea triennale per differenziare i ruoli?». Ancora più diretto Roberto: «È vero che i farmacisti sono un'élite, ma per me è giusto così». Gloria non condivide il pessimismo della categoria: «Un po’ di concorrenza non fa male. Le farmacie tradizionali dovrebbero puntare sulla qualità del servizio. La nonnina di ottant’anni non andrà mai al supermercato, vuole essere consigliata». Un aspetto sottolineato anche da Elena Tremoli, direttore del dipartimento di Scienze Farmacologiche: «Noi facciamo corsi di farmacologia dell’anziano e del bambino - afferma la professoressa - e puntiamo molto sulla relazione con l’utenza. Il farmacista ha una funzione sociale importante, soprattutto nei piccoli centri».

La consulenza del farmacista, secondo Tremoli, è fondamentale anche per i prodotti da banco. Nessun pregiudizio, però, sulla possibilità di venderli al supermercato: «Bisogna prima capire come verranno organizzati questi spazi e quale sarà il ruolo concretamente attribuito al farmacista».

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