«Noi doppiette siamo pronte a fare le sentinelle»

Eleonora Barbieri

da Milano

«Un approccio emotivo, che ha ben poco di scientifico». Non ha dubbi Franco Timo, presidente di Federcaccia: al momento non c'è motivo di fermare le attività venatorie per timore dell'influenza aviaria, come hanno chiesto sei Regioni e alcune associazioni ambientaliste. «Il ministro Storace si è riservato il diritto di decidere in proposito; e ha dichiarato di volersi allineare alle posizioni europee. Perché l'Italia sarebbe l'unico Paese in Europa a vietare la caccia». Il cacciatore non è un soggetto a rischio? «Non è stato accertato alcun caso di contagio riguardante i cacciatori - commenta Timo - ma soltanto gli allevatori. E c'è una bella differenza, perché questi ultimi, soprattutto in Asia, vivono a stretto contatto con gli animali, mentre in un contesto naturale il contagio è molto più difficile».
E nel caso in cui il virus comparisse nel nostro Paese? «Il ruolo dei cacciatori sarebbe ancora più importante: abbiamo già offerto al ministro la nostra collaborazione per un monitoraggio della fauna, segnalando eventuali casi di morti sospette. Siamo disponibili anche a raccogliere gli animali e portarli nei centri specializzati per le analisi. E poi, se la caccia fosse vietata soltanto in Italia, i migratori, anche infetti, si concentrerebbero tutti nel nostro Paese».

Una posizione sostenuta anche da Daniele Scevola, infettivologo dell'Università di Pavia: «I cacciatori possono aiutare ad eliminare gli animali portatori del virus, perché una delle prime cause di contagio è proprio l'affollamento».

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