Noi, mamme separate, difese solo dai magistrati

«Per cercare di mantenere me e i miei figli ho ripreso in mano i libri e ho dovuto rimettere in gioco la mia vita»

Noi, mamme separate, difese solo dai magistrati

Egregio Signor Lussana, mi complimento con lei per l’articolo riportato sul Giornale di sabato 18 giugno 2005 ed intitolato «Lui è ricco di famiglia? I suoceri paghino gli alimenti all’ex nuora». I miei complimenti, che spero lei non abbia a prima lettura preso su serio, sono complimenti per l’ironia - davvero fuori luogo - con la quale lei ha espresso e commentato il contenuto di una sentenza del Tribunale di Genova peraltro, conclamato nel Codice Civile già da lungo tempo. Non mi è riuscito - e non credo mi riuscirà neanche in seguito - condividere la velata allegria con la quale lei narra prima il fatto e poi il provvedimento preso dal Tribunale di Genova. Non tralasciando neanche la palese allusione che la «passione sviscerata» - come la definisce lei - della ex-nuora trova la sua origine proprio nel trattamento ricevuto dagli ex suoceri già prodighi in costanza di matrimonio. Bene signor Lussana, veniamo al dunque: sentenze come quella di Genova dovrebbero essere emesse quotidianamente in ogni luogo del mondo, Italia specialmente, dove esistano padri-rampolli prediletti ricchi di famiglia e non - che dimenticano le responsabilità verso i figli che hanno messo al mondo. La mia animosità, che non rinnego assolutamente, nasce dal dover ingaggiare quotidianamente un vero «corpo a corpo» con un figlio di ricca e ahimè - nobile famiglia siciliana da cui mi sono separata quasi tre anni fa e dal quale per tutti questi «quasi tre anni» ho dovuto letteralmente elemosinare il pasto quotidiano per i miei due figli maschi, unici eredi di una lunga sfilza di titoli nobiliari ma quasi quotidianamente in attesa di soddisfare le loro primarie necessità.
Francamente alla luce di quanto vivo ogni giorno e di quanto ho sacrificato a questo figlio prediletto di ricca famiglia (compresa la mia professione di avvocato interrotta per privilegiare la cura dei miei piccoli eredi), mi viene oltremodo difficile condividere la sua ironia e pensare con dispiacere al «povero marito-padre» gravato da un assegno superiore al proprio stipendio. Il mio «povero ex marito-padre» - millantando una improvvisa povertà in netto contrasto con il patrimonio immobiliare che condivide con i suoi quattro fratelli - non ha neanche pensato lontanamente a «trovare un lavoro migliore» per mantenere i suoi figli neanche ai minimi tenori di vita che i piccoli avevano in costanza di matrimonio. Il «malcapitato» da tre anni trascorre il suo tempo... beh, francamente non saprei quale termine usare, a girarsi i pollici. Ma è un eufemismo. Immagino che lei stia pensando che io sia una ex moglie stupida, sprovveduta o male assistita legalmente. Errore! Sono una ex moglie esausta, sfinita e stanca dal pellegrinaggio fra avvocati che si bloccano di fronte alla nobile famiglia dell’ex-marito e rinunciano ai mandati. Sono una ex moglie addolorata ed angosciata per i propri figli cui non viene consentita neanche lontanamente la vita cui erano abituati (scuole private - amicizie esclusive - mini club riservati - inviti a tutte le festine). Oggi i miei figli si misurano con un mondo che non è quello dove sono nati e cresciuti e guardano da dietro la recinzione il circolo velistico più esclusivo di Palermo dove i loro cugini vanno ogni giorno al mare. Noi tiriamo avanti cento metri oltre; verso la spiaggia «libera» attrezzata dove ci attendono sabbia, mare e «micosi varie». Un ultimo cenno al mantenimento che il mio ex marito, che lei ama, con evidente complicità, definire «malcapitato - povero marito/padre», il mio ex marito dimentica che esiste una ex moglie, nonostante la presenza dei due figli. E quindi, convinto di non averla, non la mantiene ma - udite! udite! - detrae ugualmente il mantenimento a me spettante dalla dichiarazione dei redditi. Quanto alla ricca famiglia d’origine, se i miei suoceri fossero ancora in vita avrebbero già «gambizzato» il figlio se pur prediletto dandogli almeno una valida motivazione per non trovarsi un lavoro ed onorare le responsabilità di padre. I cognati viventi sono ovviamente «latitanti». Quanto a me, oggi, ex nuora, pur non essendo «adorata» in quanto non nobile, non ricca, non questo e non quello, sicuramente avrei continuato ad avere il rispetto, la stima e l’affetto che la mia ex suocera nutriva per me (ho conosciuto purtroppo solo lei) e per i due nipotini che colmava di tante attenzioni. Quanto a le, caro sig. Lussana, per il futuro, si domandi mentre scrive con allegria ed ironia i suoi articoli - peraltro interessanti - se fra i lettori ci sono «povere ex mogli malcapitate» in situazioni come la mia (e le assicuro che ce ne sono) che sono interessate alla sentenza, quale speranza di tutela per i deboli figli di poveri padri malcapitati, ma estremamente infastidite dal tono con cui avviene l’informazione.
Non mi scuso con lei per queste righe che con 90 probabilità su 100 lei non avrà letto fino in fondo. Vorrei che lei si scusasse con tutte le ex mogli, specie quelle della mia età, e non ho né 20 né 30 né 40 anni, che si sono dovute rimboccare le maniche mentre il povero ex marito ricco di famiglia gioca a tennis e... vive! Adesso la saluto cordialmente e torno ai miei libri.

Ho omesso infatti di dirle che per cercare di mantenere me ed i miei figli sto studiando per sostenere l’esame di abilitazione alla professione di avvocato previsto per il prossimo dicembre, misurandomi con neo-laureati venticinquenni senza problemi di sopravvivenza.
ex contessa, ex duchessa, ex marchesa

ed ex moglie, ma ancora fortemente

madre e donna!

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