Sono iscritto alla categoria dei pendolari da ventanni, allepoca studente, quando il treno Busto-Milano costava tremila lire, il biglietto del metrò era sulle 500 lire e se decidevi di venire in macchina le righe dei parcheggi erano ancora tutte monocolori: bianche, cioè gratis. Poi è arrivato il Malpensa Express, leuro, le righe blu. Questo per dire la nostalgia che si prova guardando al passato. E soprattutto per dire langoscia che si prova guardando al futuro. In questi settembrini giorni dagosto il pendolare-tipo, anzi lauto-pendolare tipo (quale sono, non potendo permettermi il treno per ragioni di orari), è preso da forte senso di paura, oltre che di prurito. Vieni a Milano in macchina? «Gratta e entra». Ti serve attraversare un comune dellhinterland? «Gratta e passa». Vuoi parcheggiare in città? «Gratta e sosta». Ti servi della tangenziale? «Gratta e vai»...
Il pendolare, è noto, non odia Milano in sé. Odia doverci venire, che è diverso. Per questioni di lavoro molto più che di piacere è obbligato a entrarci ogni mattina. È vero, «mamma Milano» gli dà uno stipendio che forse in provincia non avrebbe. Ma a «mamma Milano» - che il pendolare sente sempre meno tale e un po più qualcosaltro - restituisce moltissimo: professionalità, parecchio tempo e tanti soldi visto che in città mangia, beve, compra. Più che i milanesi, sono i pendolari a fare Milano grande grassa e ricca. Eppure su di noi fioccano dazi dogane e balzelli. Il pendolare che vuole mettere piede in città da qualche tempo a questa parte non sente che una domanda: «Chi siete? Che volete? Dove andate? Un fiorino!». Non ci resta che piangere. E mettere mano alla borsa.
La pollution charge al pendolare procura lorticaria, il Moratti-ticket fa venire il mal di testa, la Penati-tass il mal di pancia. Eppure non ci può far niente: ogni giorno imboccherà lautostrada a Busto Arsizio, pagherà il biglietto alla barriera Milano Nord, poi il ticket dingresso a Fiera, se vuole fare il furbo ed entrare in tangenziale la paga doppia, se lascia lauto a Lampugnano paga parcheggio e biglietto del metrò, e se invece arriva in Cordusio lascia lauto in via Negri e dieci euro di «Gratta e sosta» nelle mani dellomino con la casacca arancione. Così da lunedì a sabato.
Se non fosse che proprio ieri il presidente dellEnte Parco ha detto: «E se anche noi mettessimo una tassa dingresso sul territorio del Ticino?»
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