Quarant'anni di indesiderata convivenza con la discarica di Scarpino, il continuo passaggio di camion, tir e mezzi pesanti, la spazzatura, l'elevato tasso di inquinamento ed infine l'incombente minaccia della costruzione di un inceneritore. A pochi mesi dall'inizio del 2007, è questa la situazione a Borzoli, una situazione che definire critica sarebbe già di per sé un eufemismo. Ed in molti, ora, hanno detto basta. Decenni di sofferenze e di proteste si sono intensificati in queste ultime settimane: manifestazioni, presìdi, blocchi del traffico, tutto al fine di attirare l'attenzione, informare, sensibilizzare quell'opinione pubblica che «troppo spesso e per troppi anni ha fatto finta di nulla». A parlare è Felice Airoldi, commerciante della zona e presidente del «Comitato per Scarpino», un movimento di cittadini dedicato alla memoria di Cesare Tirasso. «Cesare è sempre stato uno di noi. È scomparso lo scorso 13 febbraio a causa di una patologia tumorale ai polmoni - continua Airoldi a margine dell'ennesimo sit-in in via Cristo di marmo - riconducibile all'alto tasso di inquinamento atmosferico di questo quartiere. Come lui, da anni, siamo infatti costretti a sopportare passivamente la discarica di Scarpino e tutto ciò che di brutto ne deriva. Per questo il nostro comitato, proprio in nome di Cesare Tirasso, vuole protestare e manifestare la propria contrarietà a tutte quelle politiche che riducono il cittadino residente sul territorio a semplice spettatore delle scellerate scelte di coloro che governano».
Già, perché a Borzoli sono ormai abituati a subire e a pagare le conseguenze. Sempre e comunque. D'ora in avanti si vorrebbe invece avere voce in capitolo, decidere del proprio destino e di quello dei propri figli, il che non è mai stato possibile. Anzi, nei decenni, nonostante le promesse dei politici di turno, la situazione non ha fatto altro che aggravarsi: «L'ultima, ennesima beffa la si è avuta il 27 luglio scorso. Non contenti dei disagi e delle vessazioni che subiamo da decenni, la giunta Pericu ha votato a favore della costruzione dell'inceneritore-mostro di Scarpino. Noi eravamo fuori per dire no, mentre i nostri posti erano occupati dai dipendenti dell'Amiu: questa è la democrazia genovese...». Da qui deriva l'ulteriore rabbia, lo sdegno, la stanchezza dei cittadini. Sentimenti comuni in queste zone, ma non solo umori campati per aria.
Il «Comitato per Scarpino» ha, infatti, anche proposte concrete. «In primis - prosegue il presidente - pretendiamo che il progetto Dell'Acqua Bellavitis venga stracciato e cioè che l'inceneritore non sia costruito. Vogliamo inoltre la chiusura della discarica, attualmente utilizzata da Amiu con la logica del più scarichi, più incasso, dove non esiste la più elementare diversificazione del rifiuto, la raccolta differenziata resta un'utopia, dove tutti portano di tutto (veleni, rifiuti speciali ed ospedalieri) in barba alle normative europee. Vogliamo poi una nuova strada per dare finalmente il via alla bonifica e alla messa in sicurezza della valle». Richieste forti dunque ma sensate, anche se non praticabili in breve tempo. «Di questo ne siamo consapevoli - ammette Airoldi - Fin da subito chiediamo però qualche accorgimento. Innanzitutto l'installazione di una centralina per il rilevamento degli inquinanti collegata al web anche in video cosicché sia visibile a tutti quello che ci fanno respirare e sia evidente che il passaggio di camion avviene anche fuori orario, soprattutto in ore notturne. Chiediamo perciò che gli stessi orari di accesso alla discarica siano fissati dalle 7 alle 20, che vengano rispettati senza deroghe e che un incaricato del nostro comitato, con mandato di 6 mesi e stipendiato da Amiu, abbia accesso alla discarica stessa per verificare ciò che realmente avviene nel sito».
Occorrerebbe vigilare insomma perché il passaggio di 300 camion al giorno, provenienti da tutta la Liguria, Brescia, Conegliano, La Spezia, Verbania, Voghera ed in particolare dalla Campania, sta diventando insostenibile. «Abbiamo tutto documentato, abbiamo foto, dati economici e percentuali a confermare che le infrazioni sono all'ordine del giorno».
E, a proposito di infrazioni ecco il nodo cruciale individuato da Airoldi e dal suo movimento: «Il vero problema è la dissennata politica di Amiu sulla raccolta differenziata. Risulta desolante che, nonostante i suoi vertici, l'amministratore delegato Pietro D'Alema ed il presidente Paolo Momigliano, s'impegnino, firmando un documento con il presidente della Provincia di Genova Alessandro Repetto e gli assessori Renata Briano e Gianfranco Tiezzi, a spingere, per il 2006, la raccolta differenziata alla percentuale del 42%, i dati parlano di un misero 14% a Genova e un 10,1% a Recco, altra utenza da maglia nera gestita da Amiu. Questi signori che si professano paladini dell'ambiente sarebbero pronti a far partire un impianto enorme capace di incenerire 500mila tonnellate di spazzatura grossolanamente differenziata e di scaricare in atmosfera altrettante tonnellate di anidride carbonica e solforosa, diossine, furani, arsenico, ossido di azoto e ancora metalli pesanti come piombo, cadmio, mercurio e cromo, sostanze, queste, altamente cancerogene. Il tutto sopra le nostre teste, a pochi chilometri dai laghi del Gorzente, dal bacino del Brugneto e dal nostro mare.
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