Roma - «Obama è un candidato molto interessante perché è il primo nero afroamericano, ma non credo che gli Usa siano ancora pronti per un presidente nero». Gianfranco Fini commenta così la corsa del senatore dell’Illinois verso la Casa Bianca e subito viene impallinato dal fan numero uno di Barack in Italia, Walter Veltroni. Fini apprezza il repubblicano John McCain perché, dice, «è molto diverso da Bush, molto liberal» e anche «rispettoso dei diritti civili e delle minoranze». L’idea di Fini è questa: se a correre per il simbolo dell’Asino ci sarà Obama e non Hillary Clinton «molti democratici voteranno per il candidato repubblicano».
Considerazione che secondo il leader del Partito Democratico di casa nostra rappresenta «una gaffe che può avere conseguenze molto pesanti nei rapporti tra noi e gli Stati Uniti», visto che è stata rilasciata da un ex ministro degli Esteri. Rinfocola la polemica pure il numero due del Pd, Dario Franceschini. Le parole di Fini su Obama confermano che «il Pdl non è il partito dei moderati, ma il nuovo partito della destra italiana», dice Franceschini.
Ma per il portavoce di Alleanza nazionale, Andrea Ronchi, interpretare le parole di Fini in senso negativo è una strumentalizzazione da campagna elettorale. Veltroni e Franceschini «non hanno capito o fingono di non capire. Fini non ha certo espresso compiacimento per il fatto che, come dicono tanti autorevoli commentatori statunitensi e non solo, gli elettori americani siano ancora riluttanti all’idea di aver un presidente di colore», spiega Ronchi.
Polemiche da campagna elettorale che intanto ieri per il Popolo della Libertà ha segnato una tappa importante con il convegno organizzato a Roma dal senatore Alfredo Mantovano, An, sui temi di Vita, Famiglia ed Educazione.
Mantovano e lo stesso Fini hanno anche risposto con questo convegno ai dubbi sollevati in un editoriale del settimanale Famiglia Cristiana con il quale si chiedeva chiarezza ai candidati Pdl. Gli elettori cattolici, osservava Famiglia Cristiana «hanno tutto il diritto di sapere cosa pensano i propri candidati su aborto, testamento biologico, coppie di fatto, sulla flessibilità del lavoro e sulla sussidiarietà».
Fini ha deciso di rispondere con una lettera alle domande del settimanale cattolico. «Il Pdl intende porre nel cuore della politica, e quindi anche del dibattito della campagna elettorale in corso, il necessario rilancio della famiglia e la tutela della vita da ogni aggressione che la minacci», scrive Fini. E Mantovano aggiunge «che tutte le risposte sono già nel programma del Pdl». La tutela della vita, il sostegno alla maternità, individuando e proponendo concrete alternative all’aborto, il no all’eutanasia e la promozione di politiche familiari.
Sbagliata però, secondo Fini, la lista contro l’aborto presentata da Giuliano Ferrara, fra i relatori del convegno insieme con il candidato sindaco per Roma Gianni Alemanno; Eugenia Roccella, ex portavoce del Family day; il medico ammalato di Sclerosi laterale Amiotrofica, Mario Melazzini, contrario all’eutanasia che si batte per «la libertà di esistere» anche quando si è fragili ed ammalati.
E ancora il vicepresidente del Parlamento Europeo, Mario Mauro che insiste sul tema della libertà di scelta per l’educazione dei propri figli.Ferrara non rinuncia a combattere la sua personale battaglia Pro Life: «Marciamo divisi ma colpiremo uniti», assicura Ferrara, convinto della vittoria del Pdl.
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