Uno viene da Alleanza Nazionale, laltro da Forza Italia. A loro tocca il compito di radicare sul territorio genovese «Giovane Italia», ovvero il movimento giovanile del Popolo della Libertà. Sono Andrea Galli, 26 anni, impiegato in una società di telecomunicazioni e studente universitario ad Economia e Commercio e Stefano Costa, 25 anni, laureando in ingegneria civile e consigliere del municipio Medio Levante.
Nominati per dare il via ad un movimento che non esiste. Da dove partite?
«Dai giovani che hanno scelto di aderire al Pdl. Siamo già un centinaio e contiamo di andare oltre partendo da settembre con le nostre attività. Costruiremo un team con altre otto persone per dare vita ad una serie di iniziative».
A Genova i movimenti giovanili di An e Forza Italia non sono mai stati molto presenti. Dovete infrangere questo tabù...
«Partiremo proprio dalle scuole e dalluniversità e ci rivolgeremo a tutti i giovani che non si riconoscono nel centrosinistra e nel suo modo di amministrare la nostra città. Vogliamo fare sul serio proponendo temi concreti su cui ragionare».
Quali sarebbero questi temi?
«Lavoro, trasporto pubblico, università sono questioni che ci coinvolgono a pieno titolo e non ci possiamo limitare a dire che tutto va male ma vogliamo proporre, con laiuto di tutto il partito, delle soluzioni per risolvere problemi oggettivi nei quali ci troviamo ogni giorno. Nel lavoro, per esempio, denunciamo come sia poco funzionale loperato dei centri per limpiego. Deve esserci una migliore intermediazione tra domanda e offerta».
Non sembra unimpresa facile quella di coinvolgere i giovani nel dibattito politico
«É vero, siamo in un periodo in cui i ragazzi risultano distanti da questo mondo. Per noi è uno stimolo ulteriore, dobbiamo aprirci a tutti con un linguaggio appropriato e creare anche dei momenti per fare della formazione. Essere preparati di fronte alle sfide che dovremo affrontare»
Rivendicate qualcosa agli adulti del partito?
«Assolutamente no. Almeno in questa fase: abbiamo ottimi rapporti con tutti e adesso la nostra priorità rimane quella di costruire il nostro movimento.
Ci sarà anche bisogno di far sentire la propria voce anche con i «grandi».
«Quando sarà il momento di chiedere di poter portare dei nostri candidati, lo faremo nel grado in cui penseremo di averlo meritato».
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