Noi Ultras lo dicevamo da tempo

Sono ormai un po’ di anni che il «Movimento Ultras» sta combattendo una battaglia dialettica, intensa e senza esclusione di colpi, contro il cosiddetto «Calcio moderno», contro le contraddizioni sempre più evidenti che sono deflagrate in questi giorni, in quello che mi permetto di definire «il Moggigate».
Gli Ultras di tutta Italia, un po’ di tempo fa, si sono seduti ad un tavolo ed hanno incominciato a parlare, a comunicare faccia a faccia, mettendo da parte rancori e vecchie ruggini, cercando di capire cosa nel calcio non funzionasse, giungendo alle conclusioni nefaste che oggi, ahinoi, sono sotto agli occhi di tutti. Dire che lo sapevamo, che era lampante guardando le partite è assolutamente retorico, sostenere che la Juventus riceveva favori arbitrali è sempre stato «lo sport nazionale», però ritengo che se qualcuno dei «ben pensanti» del calcio si fosse reso conto di ciò che andavano dicendo i ragazzi del «Movimento Ultras», forse si sarebbe compreso prima che il Nostro calcio stava agonizzando, che il coma era irreversibile, e invece di raccontare quanto sono «brutti sporchi e cattivi» gli Ultras, si poteva scavare nei torbidi movimenti di lobby di potere, ormai incancrenitesi nella loro disonestà. Se nessuno, a parte Zeman, ha mai osato sfidare apertamente «la triade» è perché la stessa rappresenta ciò che al sud d’Italia ha rappresentato e rappresenta la mafia,così anche nel calcio si è formata «una cupola» il cui unico obbiettivo è stato quello di fare montagne di denaro, di infondere terrore in coloro che non chinavano il capo,con frasi del tipo «Quello lì lo faccio cacciare dalla Nazionale», e credo che si fosse andati avanti così sarebbe stato costituito «il braccio armato della Gea!».
Chissà perché, ma pensando a Moggi mi è sempre venuto in mente Al Pacino nella mirabile interpretazione di «Scarface»: «Big Luciano» ha interpretato la parte quasi meritevole di Oscar, peccato fosse la vita reale! Per natura e per tradizione sono un garantista, molto attento alle leggi, ma questa volta mi sento in dovere di far esplodere la mia rabbia: questo calcio marcio si è arrogato il diritto di chiedere alle istituzioni regole e leggi repressive per sconfiggere il fenomeno della violenza negli stadi: il decreto Pisanu è stato un fallimento perché anticostituzionale e pressappochista, la storia del biglietto nominale è una emerita pagliacciata, perché lede la mia libertà di uomo e di cittadino; le Istituzioni avrebbero fatto meglio ad informarsi presso l’antitrust se i 248 milioni di euro che la Juventus ha incassato dalla doppia vendita dei diritti a Sky e a Mediaset, sia stata un’operazione lecita, ad indagare sulla doppia «personalità» di Galliani, vicepresidente vicario del Milan e Presidente di Lega, avrebbero dovuto chiedersi se Carraro vicepresidente di Capitalia potesse ricoprire anche il ruolo di Presidente della FIGC.
A tutte queste affermazioni di dominio pubblico nessuno ha mai risposto, si è solamente cercato di colpire i tifosi con provvedimenti repressivi e processi sommari, tipici di un regime piuttosto che di una democrazia evoluta, come se il reale problema, il male del calcio fossero gli appassionati, colpiti troppo spesso da diffide ingiuste, colpiti nella loro passione da un sistema che non ha mai avuto nulla di probo e onesto.


Si sono volute punire le masse per non essere costretti ad abbattere il dittatore, perché, come ci insegna la storia, il dittatore porta favori, guadagni e regalie a pochi e fa fare la fame ai suoi sudditi, si è preferito mantenere in piedi questo castello di cartone per evitare di aprire armadi pieni zeppi di scheletri, e allora «Signori della Corte, per aver ucciso, senza pietà, la Nostra passione, chiedo, per questi loschi individui, il massimo della pena».

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