Nomadi, è allarme tubercolosi: al via i controlli nei campi

Nomadi, è allarme tubercolosi: al via i controlli nei campi

Cresce l’allarme tubercolosi nel Lazio, soprattutto tra i rom. Nella capitale, solo nel 2008, i casi di contagio sono stati 363. In particolare, i soggetti colpiti dall’infezione del batterio sono stati nel 60 per cento dei casi stranieri. Così anche a livello regionale, dove l’emergenza sanitaria ha bersagliato 581 persone, di cui 348 nomadi. Un dato che si aggiunge ai 75 rom che hanno contratto il batterio, solo nel primo trimestre del 2009, a conferma che sono soprattutto gli immigrati che hanno trovato ricovero nei campi a essere affetti da tubercolosi.
Proprio per sensibilizzare le popolazioni nomadi sui rischi di contagio e al fine di ridurre l’impatto della pericolosa trasmissione dei bacilli, è stato siglato, ieri in Campidoglio da Comune e Regione, un protocollo d’intesa per la realizzazione di un progetto che permetterà di prevenire la patologia all’interno dei campi. Ma anche l’individuazione dei soggetti che sono maggiormente esposti a contrarla, facilitando inoltre l’accesso alle terapie per chi è stato infettato. Ideato in collaborazione con l’Istituto nazionale malattie infettive “Lazzaro Spallanzani”, Lazio Sanità, Agenzia di sanità pubblica e Asl, il progetto, al via nel mese di settembre, comprende di diverse fasi. A spiegarle il presidente della commissione speciale alle Politiche sanitarie del Campidoglio, Fernando Aiuti: «La prima fase è la formazione degli operatori sanitari che entreranno a contatto con le popolazioni rom. Poi si avvierà la sensibilizzazione delle comunità nomadi. Terza fase, sarà la diagnosi svolta dal personale del sistema sanitario nazionale. Inoltre, per ogni caso di infezione accertato, sarà avviata un’indagine epidemiologica con lo screening e l’eventuale trattamento preventivo dei contatti. Infine, i casi sospetti di tbc verranno mandati allo Spallanzani per approfondimenti diagnostici». Soddisfatto dell’accordo firmato il vicepresidente Esterino Montino che dice: «L’incidenza di contagio più alta è nella Asl Rm B, dove si trovano il 50 per cento dei campi rom. Con il protocollo vogliamo prevenire e agire a monte e il lavoro che andremo a fare sarà sinergico con tutte le forze messe in campo». Gli fa eco l’assessore capitolino alle Politiche Sociali, Sveva Belviso, che spiega: «La diagnosi precoce della patologia è l’intento del progetto, per il quale l’amministrazione comunale ha stanziato un finanziamento di 130mila euro». L’assessore ha inoltre assicurato che «entro ottobre saranno ristrutturati i sette campi nomadi attrezzati della capitale, con l’ultimazione delle le strutture di Nomentano e Castel Romano».
Intanto proseguono capillari i controlli della Questura finalizzati al monitoraggio dei campi nomadi non regolari: gli agenti di polizia hanno effettuato, mercoledì scorso, un servizio di censimento degli insediamenti abusivi sorti nella zona di via dell’Esperanto e via di Decima, ma anche di quelli in via della Magliana e via dell’Imbarco.

E sulle condizioni igienico-sanitare deteriorate degli insediamenti e sugli arresti domiciliari disposti nei campi nomadi, verrà presentato oggi dal presidente Fabrizio Santori un dossier presso la Commissione Sicurezza urbana del Comune.

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