Si sono dimezzati i nomadi presenti a Milano. Ad oggi è rimasto circa il 50 per cento dei rom che secondo le stime erano insediati in città solo qualche mese fa. Da 10mila si è passati a 5mila circa, dei quali circa 1200 nei 12 campi regolari. Risulta dal censimento che ieri il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi ha consegnato al Viminale nelle mani del ministro degli Interni Roberto Maroni. E il governo - lo ha annunciato il ministro stesso - ha in serbo «un piano ambizioso» per mettere fine a quello che Maroni ha chiamato «uno sconcio». Inizierà immediatamente la definizione dei progetti per lo sgombero e il ripristino delle aree occupate da insediamenti abusivi, e l’individuazione dei siti idonei alla realizzazione dei campi autorizzati che, con interventi sociali e sanitari (fondamentale il processo di scolarizzazione dei minori), diventeranno «villaggi attrezzati».
Maroni ha indicato anche i tempi previsti per questa rivoluzione: «Nell’ordinanza è previsto un anno a partire da giugno 2008. Credo saremo in grado di giungere a una conclusione per maggio, al massimo giugno del 2009».
Un obiettivo ambizioso, tanto che il ministro parla di «un modello per tutta l’Europa», memore anche delle polemiche in sede comunitaria, sugli indirizzi governativi. Intanto, appunto, risulta che oltre 12mila persone si siano allontanate volontariamente dall’Italia da inizio giugno». La stima è stata definita in base alle interviste realizzate nei campi, agli studi compiuti dalle associazioni e alle rilevazioni aeree dei villaggi. Le destinazioni principali dei nomadi che si sono allontanati sono Francia, Spagna e Svizzera.
I censimenti da cui estrarre i rapporti dettagliati sulle singole realtà territoriali si sono conclusi il 15 ottobre. «Nei prossimi giorni - ha spiegato il ministro - analizzeremo questi rapporti pieni di dati e valutazioni circa gli interventi che si possono attuare. Dopo questa analisi saranno definiti i progetti di intervento». Tutti i campi nomadi abusivi «saranno chiusi e sgomberati» e verranno invece realizzati dei veri e propri «villaggi», in regola con le norme igieniche e sanitarie. Dei 167 campi censiti, 124 sono abusivi e 43 autorizzati, ma comunque senza servizi. Ora si passerà agli intervento di sgombero dei campi abusivi, alla identificazione dei siti idonei alla realizzazione dei campi autorizzati, agli interventi per ripristinare le condizioni sociali e sanitarie e il processo di scolarizzazione dei minori nomadi. «L’obiettivo - ha spiegato Maroni - è passare dai campi nomadi autorizzati o tollerati ad una struttura dotata di servizi igienici, acqua, luce e sistema di raccolta rifiuti, per ospitare tutti coloro che hanno il diritto di rimanere». Tutti gli altri, ha ribadito il ministro, saranno sgomberati e chiusi: «E va da sé che non consentiremo l’apertura di nuovi campi».
Ma al ministero c’è stato anche un «giallo» sulla presenza dei prefetti-commissari per l’emergenza rom: era previsto il loro intervento, ma all’ultimo minuto sono state portate via dal tavolo le bottigliette d’acqua e le targhette con i nomi. «Si sono già messi a lavorare», ha tagliato corto Maroni». Ma qualcuno pensa a un segnale legato a vociferati dissapori per una linea più morbida che fra i prefetti si preferirebbe seguire.
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