«Nomadi nelle chiese della città» Sull’ospitalità scoppia la polemica

Sono i 51 romeni che occupavano via San Dionigi. La destra insorge

Dopo i digiuni di protesta e la ricerca affannosa di aiuto presso istituzioni e privati, ecco lo «strappo» di don Virginio Colmegna. Da venti giorni 51 rom, sgomberati dalla baraccopoli di via San Dionigi, dormono tra le sedie dell’auditorium della «Casa della Carità» a Crescenzago. «Stiamo parlando di adulti, donne e minori con un lavoro regolare, solo che in questa città nessuno sembra disposto a dare una casa ai rom!», denuncia il sacerdote. Quindi la nuova iniziativa per svegliare Milano dal torpore: «Tutte le sere, da stasera (ieri, ndr) partirà un pullman per portare i rom a dormire nelle parrocchie, sparse per il territorio, che offrono accoglienza». Massimo riserbo, però, sulle chiese che hanno deciso di prendersi carico dell’ennesima emergenza nomadi. «Sono un paio le realtà che hanno garantito la disponibilità, ma non riveliamo nulla per non creare problemi di ordine pubblico o sollevamenti di popolo», rispondono i volontari.
Meglio ricapitolare la vicenda. Le ruspe hanno fatto capolino nella favela alla periferia sud il 5 settembre scorso: 160 rom, quasi tutti di nazionalità romena, rimasero senza un tetto sulla testa. Il Comune ha deciso di assistere nel dormitorio di viale Ortles soltanto donne e bambini. Otto mamme con altrettanti bambini rinunciano al salvagente lanciato dai Servizi sociali. Per gli altri, l’unica alternativa resta occupare i prati della zona. Questo, infatti, succede. Don Colmegna e il suo staff aprono le porte della «Casa» in via Brambilla, precisando che si tratta di una soluzione temporanea. Iniziano gli appelli a Comune e Provincia per trovare una sistemazione stabile ai rom, per almeno un mese, in vista del completo inserimento abitativo. Poche le risposte ricevute. Scatta il «piano B». Come a Opera, come al Parco Lambro. «Non costringeteci a far tornare nomadi queste famiglie - avvisa don Colmegna -, altrimenti saremo con loro, ogni notte, finché si risolve la questione».
Intanto è gia polemica. Il capogruppo di Alleanza nazionale in consiglio provinciale, Giovanni De Nicola, prepara «marce del Fronte dei cittadini nelle zone interessate da questo grottesco tour sotto le false spoglie della solidarietà». «Uomini di fede quali don Colmegna non hanno nessuna autorità né amministrativa né contabile per imporre scelte di natura politica agli Enti locali. Anche perché il conto di tali decisioni è puntualmente pagato dai milanesi, proprio come sta accadendo in via Varanini da due anni».

Poi c’è la richiesta di «chiarezza», avanzata dalla Fondazione, sulla presenza di imprese (un vivaio e una ditta produttrice di bancali) attive nell’area di via San Dionigi oggetto dello sgombero «per motivi di igiene ambientale e ancora in attesa di bonifica». L’esponente di An replica: «Assurdo, i ruoli si capovolgono. Semmai l’impegno degli amministratori deve restituire agli artigiani un’area sicura, e non per restituire il terreno a chi, ricordiamolo, risultava abusivo».

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