Gentile Direttore,
in riferimento alla lettera del signor Serafino Ferrando intitolata «L'assessore almeno ci risparmi i consigli» e a quella del signor Luigi Parodi «Impareggiabile nel parlare ma non certo nel fare», pubblicate su il Giornale lo scorso 22 settembre, desidero precisare quanto di seguito riportato.
Rispondo ai signori Serafino Ferrando e Luigi Parodi tra una partita di lippa e l'altra (fa sempre piacere constatare il disprezzo che qualcuno ha per il lavoro altrui, senza conoscerlo...).
La cosa più curiosa in assoluto di ciò che entrambi gli integerrimi cittadini hanno scritto è che non hanno il minimo dubbio a considerare gli agenti della Polizia Municipale colpevoli del gravissimo reato di falso in atto pubblico: senza alcuna prova, senza avere assistito all'accaduto; solo basandosi su una lettera di tal signor Fiorato che, guarda caso, è stato vittima di questo reato così grave senza che vi fossero testimoni.
Tutto ciò solo presumibilmente, visto che questi agenti, pubblici ufficiali (siano essi vigili, poliziotti o carabinieri), che continuerò a lodare perché, contrariamente a molti cittadini, sono consapevole che chi esce alla mattina di casa con una pistola al fianco e il dovere di intervenire è anche consapevole che a casa potrebbe non tornarci, e non certo arricchendosi con il proprio stipendio, sono dipendenti di un'orrida amministrazione di sinistra. Se dei cittadini onesti, per bene e rispettosi della legge - come non ho motivo di dubitare siano i signori Ferrando e Parodi - hanno questa opinione di una delle istituzioni che dovrebbe tutelare la loro sicurezza quale è il Corpo della Polizia Municipale, significa che in Italia siamo messi molto male.
In conclusione, se io fossi stato vittima di un reato così grave, (art.
*(il giocatore di lippa)
assessore alla Polizia Municipale
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