Luigi Amicone
Si stenta quasi a credere ai dispacci dagenzia. «Prodi è soddisfatto. Trovata lintesa nell'Unione. Solo Emma Bonino se nè andata sbattendo la porta». Intanto se la Bonino se ne va e sbatte la porta, lintesa non cè. Intanto se Mastella non si è fatto vedere qualcosa ci dice che anche dalle parti dellUdeur lintesa scricchiola. Intanto se Diliberto dice che i radicali «sono una rogna» qualcosa lascia pensare che proprio unintesa non sia.
Intanto se nellUnione ci sono lady Luxuria e tutta lArcigay a braccetto con Paola Binetti, leader del fronte astensionista contro la fecondazione assistita e contro le unioni gay, qualcosa lascia supporre che da quelle parti abbiano le idee un po confuse. Intanto, tra le tante ciliegine sparse nelle due-trecento pagine stese da Prodi & C., occorre senzaltro notare il titolo programmatico (Per il bene del Paese) e la frase che impalma i no-global come «grandi movimenti di solidarietà e di critica alle politiche neoliberiste». Intanto ognuno è uscito dalla riunione con Prodi dando la sua versione della famosa «intesa».
Intanto i più soddisfatti di tutti sono Fausto Bertinotti e Romano Prodi. Intanto, aveva detto Pannella con largo anticipo rispetto alle porte sbattute dalla Bonino, «il comunista è una bella orchidea di regime». E questa è, secondo noi, la più bella definizione che sia stata data del rassemblement antiberlusconiano. Infatti, quanto al «comunista» come fior fiore dellUnione, non cè nulla da eccepire. Fanno fede i partiti di Bertinotti e Diliberto, i loro simboli e i loro programmi. E, of course, le loro candidature. Che dal no-global Caruso allislamista Picardo, darebbero legittimità e prestigio istituzionale allinquietante alleanza tra cosiddetti «antagonisti» e cosiddetto «campo antimperialista» islamista. Quanto al complemento di specificazione («regime») una prima specifica sta già nellincredibile varietà floreale che contraddistingue il caravanserraglio dellUnione. Dove a mezzadro è stato messo uno che non è nemmeno proprietario di nessuno degli ulivi, querce, margherite, rose, orchidee, edere e cespugli vari che vengono coltivati nellunica serra. E dove un ruolo tutto particolare svolgono le foglie di fico.
Ma una pennellata di biancofiore può bastare a rendere presentabile unalleanza che, direbbe Augusto Del Noce, ha come suo baricentro «comunisti senza fede e cattolici senza fede, essendo la mancanza di fede cemento di potere»? Il dubbio è più che legittimo. Anche perché, a differenza di Clemente Mastella che già minaccia di far cadere un governo che apra ai Pacs, laltra foglia di fico sta recitando con grande passione la parte del convertito ai «miracoli di San Romano» (il virgolettato serio, dunque involontariamente comico, è dellEspresso).
Infine, come si spiegano le torsioni di Francesco Rutelli al realismo più realista del re? Si spiegano, naturalmente, con il tira e molla delle poltrone e con le esigenze di immagine di una campagna elettorale dove la cosa più difficile da dimostrare è che lUnione è tale per la sostanza e non solo per definizione. Ma si spiega, soprattutto, con le investiture venute dai poteri forti (cosa dicono gli alberi del Corriere della Sera e di Carlo De Benedetti se non che il destino dellUnione è il Partito Democratico e che i suoi leader saranno Veltroni e Rutelli?).
In tutto questo complicato teatrino messo a dura prova dallinevitabile bailamme che si produce in una compagine che va dalla coppia Bonino-Boselli alla Binetti, dai mastelliani ai disobbedienti, come si spiega lapparente serenità olimpica del leader Romano, che non può fare altro che metterci la sua faccia e avere per sé solo qualche candidato residuale? Si spiega col fatto che anche Romano Prodi deve avere ricevuto qualche buona rassicurazione ai piani alti. Già, perché lUnione di facciata che va dai no-global allUdeur e che ha reso pressoché interscambiabili Repubblica e Corriere della Sera, non può che avere due letture. La prima, ovvia, anche se minacciata da pagliacciate come le manifestazioni contro le Olimpiadi, è quella elettoralistica.
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