da Roma
Se dai riscontri della Procura della Repubblica di Roma emergesse la circostanza che Salvatore Sottile, ex portavoce del ministro Gianfranco Fini quando era ministro degli Esteri, non rivestiva la funzione di pubblico ufficiale, il reato di concussione sessuale non sussisterebbe. È quanto si apprende da ambienti giudiziari di Piazzale Clodio dove è approdata da Potenza l'indagine sulla concussione sessuale ai danni della show girl Elisabetta Gregoraci. Oltre a Sottile, a cui è stata revocata dal gip la misura cautelare degli arresti domiciliari, è indagato anche il funzionario della Rai Giuseppe Sangiovanni. I pm Giancarlo Amato e Maria Cristina Palaia, dopo aver chiesto e ottenuto dal gip la revoca nei confronti di Sottile della misura cautelare, chiederanno ufficialmente alla Farnesina, e alla Rai, di conoscere il ruolo di Sottile stesso e di Sangiovanni. Si dovrà accertare se erano pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio. In questo secondo caso il titolo del reato potrebbe mutare da concussione a millantato credito. Intanto si prospettano tempi lunghi per una eventuale audizione di Elisabetta Gregoraci e di eventuali altre show girl, nell'ambito di accertamenti mirati a verificare ricatti sessuali alla Rai. Una eventuale attività istruttoria, secondo quanto si è appreso, dovrebbe cominciare dopo l'accertamento dei ruoli di Sottile e Sangiovanni e in ogni caso dopo l'estate.
Sempre ieri il Tribunale del riesame di Potenza ha confermato «i gravi indizi» a carico di Roberto Salmoiraghi, Achille De Luca, Ugo Bonazza e Giuseppe Rizzani, giudicando «solido e credibile» l'impianto accusatorio della Procura potentina. I giudici del riesame hanno, tuttavia, attenuato le misure cautelari, concedendo gli arresti domiciliari a Salmoiraghi e De Luca (che erano in carcere) e rimettendo in libertà Rizzani (che era ai domiciliari). Bonazza, uno dei principali collaboratori di Vittorio Emanuele di Savoia, rimane ai domiciliari. Infine Emanuele Filiberto di Savoia resta indagato dalla Procura di Potenza per il reato di pirateria informatica: lo si è appreso al palazzo di giustizia di Potenza: la condizione del figlio di Vittorio Emanuele non è cambiata nonostante la decisione del tribunale del riesame di Potenza che ha annullato l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nei riguardi di un altro indagato (Achille De Luca ndr) nella parte in cui fa riferimento all'accusa di accesso abusivo ad un sito internet. Il principe avrebbe collaborato al «bombardamento» e alla conseguente distruzione di un sito internet, denominato Pravda News, su cui erano pubblicate pagine che infastidivano la famiglia Savoia. Ma torniamo ora alla sostanza della decisione del Tribunale della libertà: «La decisione del Riesame che ci lascia l'inchiesta sull'associazione per delinquere in cui sarebbe coinvolto Vittorio Emanuele - ha sottolineato il procuratore della Repubblica di Potenza, Giuseppe Galante - dimostra che non siamo andati a farfalle». È stata così accolta la tesi del pm Woodcock e del gip Iannuzzi, secondo la quale, essendo impossibile stabilire dove l'associazione si sia formata, ed avendo questa agito in vari luoghi, vale la competenza del giudice del territorio dove ha sede il pm che per primo ha iscritto la notizia di reato. Il riesame ha, invece, trasferito a Roma, per competenza territoriale, il filone riguardante le due ipotesi di corruzione ai monopoli di Stato da parte della «banda del principe», quella a favore di Rocco Migliardi e quella a favore di Gennaro Zambrano, poiché il reato sarebbe stato consumato nella capitale.
«Nessun commento»: così il gip di Potenza, Alberto Iannuzzi, ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano un giudizio sulla decisione del tribunale del riesame.
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