«Non ci sono più soldi» Sfrattati undici disabili

«Non ci sono più soldi» Sfrattati undici disabili

Tamara ha 27 anni e vive su una sedia a rotelle, disabile dalla nascita. Da tre anni ha imparato a cavarsela da sola, sia a tavola sia nelle piccole faccende quotidiane. Si sente indipendente, adulta. Vive con altri dieci amici alla cascina Bellaria, a ridosso del parco di Trenno, in appartamenti gestiti dagli assistenti della onlus Atlha. Fa sport, frequenta i laboratori. Sta bene, finalmente.
Ma tra poco più di un mese dovrà fare le valigie e andarsene. La sua disabilità infatti «non è idonea» rispetto «all’indirizzo di residenzialità al quale l’associazione intende riferirsi» poiché necessita «di un alto grado di assistenza». Questa la motivazione con cui la direttrice della onlus, Fabiola Beretta, giustifica «lo sfratto» in una lettera, datata 31 gennaio, inviata alla madre di Tamara e a tanti altri genitori. La onlus non può più permettersi personale adeguato («da un anno chiediamo di rivedere le tariffe - spiega la direttrice Beretta - altrimenti non riusciamo a pagare il personale»), non ci sono soldi per assistere i disabili e i rimborsi delle spese arrivano oltre i 90 giorni previsti dalla legge. E così Tamara entro il 31 marzo dovrà tornare a casa. Lei almeno una casa ce l’ha. Ci sono ragazzi alla cascina che tuttora non sanno dove andare e da tempo sono stati affidati a un tutore perché completamente soli. Le famiglie stanno già pensano a un esposto in Procura a carico dell’associazione Atlha. «Noi ci teniamo parecchio ai ragazzi, davvero, - spiega la Beretta - ma proprio non rientriamo nelle spese».
Contro la decisione della onlus è intervenuto anche il Comune di Milano, non senza imbarazzo. Non appena la direttrice del settore Servizi sociali, Luisa Anzaghi, ha saputo delle lettere inviate alle famiglie dei ragazzi è andata su tutte le furie: «Ci dissociamo dall’iniziativa del Consiglio direttivo della Atlha, che è lesiva degli accordi presi con il Comune». Già, perché durante gli incontri e le ore ed ore di confronto, che vanno avanti dalla scorsa estate, si era deciso con chiarezza che i ragazzi non avrebbero lasciato la cascina senza che prima fosse individuata un’altra struttura vicina pronta ad accoglierli. «Quei ragazzi non si muoveranno da dove sono» assicura la Anzaghi. E Palazzo Marino sta già pensando di sciogliere la convenzione con la onlus: «Ci sono almeno altre 50 associazioni pronte ad assistere quei ragazzi».
Per ora ci si è limitati a una diffida. Ma i rapporti tra Comune e Atlha sono ai ferri corti già da tempo: l’associazione lamenta problemi economici, non riesce a pagare tutto il personale e non sta nelle spese. Dal canto suo il Comune fa notare che per ogni ragazzo vengono riconosciuti rimborsi quotidiani che vanno da 73 a 90 euro. «L’associazione - è il verdetto di Palazzo Marino - ha dimostrato anche in passato una grande incapacità nel gestire il denaro. Negli anni c’è stato un continuo turn-over e si è sforato sulle spese». Tanto che la coordinatrice venne cacciata. Ma le cose recentemente non sono migliorate. Il quadro verrà chiarito lunedì prossimo in una riunione con i vertici della onlus.
Ma sono tanti gli aspetti che non piacciono né alle famiglie dei disabili né al Comune.

Spesso infatti la bella sala della cascina Bellaria è stata affittata ad esterni per organizzare party, aperitivi, feste di compleanno. Un business parallelo che nulla ha a che fare con le attività sociali per i disabili.

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