«Non ci vedo scandalo Ma su Folon...»

«Non ci vedo scandalo Ma su Folon...»

Se tra sei mesi cambierà senz’altro lo sponsor, la maxi installazione con l’acquerello di Folon potrebbe restare. Sempre che superi la prova-gradimento di Milano.
Vittorio Sgarbi non ha ancora visto il nuovo «vestito» firmato Folon sulla cattedrale. E neanche i due pannelloni ai lati con la pubblicità delle attività culturali e sociali di Banca Intesa. Ma il non avere ancora visto può togliere o aggiungere poco alla sua idea. Che, sulle sponsorizzazioni, è ben precisa: «Qualunque iniziativa che possa accendere l’interesse verso i monumenti da parte dei privati va bene».
Più chiaro di così. Se ci fosse bisogno di ulteriori spiegazioni Vittorio Sgarbi non le lesina: «La pubblicità non può essere guardata con sospetto se serve a dare un contributo alle istituzioni». E giù ancora: «Se uno ha pagato è anche giusto che da qualche parte ci sia scritto. Eppoi su una cosa temporanea non mi fermerei a fare polemiche. Le cose temporanee passano». Dunque «non c’è ragione di scandalo». Punto.
Se non ha dubbi sull’opportunità di uno sponsor a chiare lettere sulla facciata del Duomo, qualche perplessità ce l’ha invece sull’opera di Folon. Su questo però mette le mani avanti. E stavolta, a giusta ragione, dice che prima deve vedere.
«Folon di cui oltretutto ero molto amico, va bene sulle opere piccole. Che non superino i trenta, quaranta centimetri». Insomma secondo lui la scelta di Folon «è di corto respiro sulle grandi opere».

Non è una questione di merito: Folon è stato scelto per la sua sobrietà, i tratti fiabeschi e poetici, i suoi simboli intimamente legati alla dimensione spirituale. Per Sgarbi si tratta di «forma»: «È come prendere una miniatura e ingigantirla. Mi sembra di gonfiarlo al di là di quello che può sostenere».

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