«Inutili e inefficaci ma non dannosi». Vincenzo Caretti, ordinario di psicopatologia dello sviluppo alluniversità di Palermo, psicanalista e componente del direttivo della Siptech, la società italiana di psicotecnologia, non aprirà mai un sito per fare consulenze on line ma sta dalla parte di quelli che vorrebbero oscurarli. «Sarebbe del tutto inutile».
Allora professore bisogna lasciar proliferare queste consulenze da rotocalco?
«Non mi interessa la demonizzazione dei siti. Se ne oscura uno e se ne trovano altre cento che ti offrono lo stesso servizio. Però bisogna fare attenzione. Il computer non è un elettrodomestico, con lui si interagisce e la tecnologia è in fortissima espansione. Ci saranno forme di interattività sempre più complesse che devono essere studiate a fondo perchè il mondo del virtuale ha un impatto psicologico sul comportamento e sulla salute delle persone».
Lei ritiene dannose le consulenze di tipo psicologico?
«Conseguenze dannose non ne vedo, le persone sanno benissimo che uno scambio allinterno di una chat e con una web-cam non ha nulla a che fare con la psicoterapia. Però molti riescono a regolare le proprie emozioni e a sviluppare sentimenti di vergogna della loro vita intima».
Cosa serve per fare vera psicoterapia?
«La psicoterapia ha bisogno del corpo, dello sguardo sensoriale. Scrivendo una e-mail non si può interagire, la psicologia ha bisogno di uno scambio umano che può dar luogo a un cambiamento nella vita del paziente. La tecnologia non può replicare questo».
Perchè?
«Il paziente bisogna vederlo in faccia. Da quando apre la porta o mi dice buon giorno mi accorgo del suo umore. Una persona si intuisce dalla postura del corpo: se è depressa si ripiega, se è aggressiva ti guarda fisso negli occhi».
Lei dunque non aprirebbe un sito?
«No, non lo farei.
Che valore hanno i siti attuali?
«Significativi socialmente ma totalmente inefficaci da un punto di vista terapeutico».
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