In una recente intervista rilasciata in qualità di presidente della Fondazione del Teatro Stabile di Catania, Pietrangelo Buttafuoco citava una frase di Carmelo Bene: «Porsi degli ostacoli stimola la creatività».
Buttafuoco, quale più grande ostacolo della morte? E, se dobbiamo stare alla denuncia di Maria Luisa, sorella di Carmelo, addirittura la morte «per mano di altri»?
«Quella denuncia mi lascia molto perplesso. Difficile, al momento, valutare...».
Una cosa triste, in ogni caso...
«Sì, triste, ma anche in qualche modo grottesca. Mi vengono in mente le atmosfere dei racconti di Edgar Allan Poe».
Del resto il grottesco era una delle «corde» più robuste, dellopera di Bene.
«Lui è senza alcun dubbio irripetibile. Resta il caposaldo fondamentale dellespressione artistica italiana. Dopo di lui, nel nostro teatro nessuno ha fatto arte in un senso così alto come il suo».
Forse «troppo» alto? «Troppo» forte?
«In Carmelo Bene cè un modo di fare arte che non può essere chiuso in un recinto. Figuriamoci poi in un recinto così soffocante come quello dellItalietta provinciale...».
Per tornare allipotizzato delitto...
«No, conoscendo chi gli stava accanto è difficile pensare a violenze».
La violenza che Bene amava era quella delle parole...
«Certamente».
Anche di quelle indubitabilmente «classiche» per qualsiasi tipo di pubblico. Pensiamo al «Pinocchio». O alla sua lettura della Divina Commedia.
«Oh, come no? E qui è obbligatorio un paragone».
Con chi?
«Ma con Benigni, è ovvio. Mi lasci dire che da Bene a Benigni il passo è lungo...».
Nel senso...
«...che il vero Pinocchio è quello di Carmelo.
Pinocchio, Dante. Siamo tornati alla morte...
«Nella poetica della non vita che fu di Carmelo, il colpo di scena inedito e inaudito del non delitto lo divertirebbe molto».
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