È veramente una sorpresa scoprire come il Giornale, che fino a prova contraria si è sempre richiamato al rigore sui conti pubblici, sia improvvisamente diventato difensore dufficio degli incentivi alla rottamazione per la Fiat, fino al punto di definire un «ricatto» (il Giornale, dello scorso 30 novembre) la richiesta avanzata dalla Cisl di condizionare lerogazione di tali incentivi al mantenimento degli impianti industriali. Questa è una «caricatura» della nostra posizione.
Noi non abbiamo mai espresso alcuna contrarietà agli aiuti di Stato. Anzi, la Cisl ha sempre sostenuto la necessità di programmare questi incentivi, al pari di altri Paesi europei. Il problema vero è che la Fiat deve assumersi le proprie responsabilità.
Ci si domanda, infatti, perché mai si dovrebbero dare soldi pubblici a una grande azienda privata senza che questultima si impegni prima a garantire la ripresa produttiva e l'occupazione dei lavoratori? È a dir poco sorprendente che lavere sottolineato questa esigenza, venga definita «un ricatto».
Sarebbe bene per questo avere buona memoria. È noto che la Fiat ha caratterizzato la sua strategia di acquisizione di tutte le case automobilistiche italiane garantendosi, anche con il consenso del sindacato, una posizione di assoluto monopolio. Tuttavia, oggi la produzione automobilistica italiana è tra le più basse dEuropa: in Italia si produce solo il 30% delle auto vendute nel mercato interno, a differenza di ciò che avviene nei principali Paesi europei, dove la produzione eccede la domanda interna.
Come si fa in queste condizioni a chiedere incentivi senza un chiaro impegno per il potenziamento della ripresa della produzione, così come ha chiesto, giustamente, anche il governo? Su questo punto la Cisl insiste, per una fondamentale esigenza di giustizia ed equità, per un equilibrio tra compatibilità economica e sociale. Non si capisce, poi, perché la Fiat voglia investire nellauto elettrica in America e non lo possa fare anche e soprattutto in Italia. Gli incentivi economici del governo vanno vincolati, a nostro parere, proprio per sostenere le aziende che investono, ancora di più, in innovazione e ricerca. In particolare, per quanto riguarda Termini Imerese non ci siamo mai nascosti le difficoltà relative agli alti costi di produzione, legati a un problema di scarsità di infrastrutture.
Ma a maggior ragione è necessario rilanciare il contratto di programma, per superare i limiti alla competitività dello stabilimento che è di estrema importanza per il tessuto economico di una regione debole come la Sicilia. Per noi esistono le condizioni per un rilancio di tutti gli stabilimenti. Ciò è possibile se, a partire dalla Fiat, tutti gli attori in gioco, compreso il sindacato, faranno la loro parte.
*Segretario Generale Cisl
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