«Non mi accontento, possiamo realizzare un sogno»

Pubblichiamo uno stralcio tratto dal libro «Quello che ho nel cuore» (ed. Mondadori) scritto da Edinson Cavani con Sondra Sottile e in collaborazione con Alessandro Iovino.

Sto vivendo una meravigliosa esperienza con il popolo napoletano, e spero di non deluderlo mai... Sono parte di una squadra, e so bene che nel calcio non si può vincere da soli. L’ambiente, a Napoli, gioca un ruolo determinante nel creare un forte spirito di gruppo: ogni singolo elemento, dall’allenatore agli accompagnatori, ti supporta e ti incoraggia, e questo mette noi giocatori nelle condizioni migliori per raggiungere qualsiasi traguardo!
Tutto mi sarei aspettato nella vita tranne che firmare un contratto per il Napoli. C’erano diverse squadre interessate a me... Quando seppi che quella società era il Napoli, chiesi ai miei amici e ai miei familiari cosa ne pensavano. Sole (la moglie di Cavani, ndr) e io non sapevamo praticamente nulla di Napoli, di conseguenza decidemmo di pregare e capire quale fosse la volontà di Dio. Ventiquattro ore dopo ci sentivamo già parte del Napoli, ed eravamo pronti per questa nuova ed eccitante esperienza... Prima ancora di aver toccato un solo pallone con la maglia azzurra, sapevo già di essere entrato nel cuore dei napoletani, così come loro erano entrati nel mio. Sono abituato a dare sempre il massimo per difendere la maglia the indosso: il Cavani che vedete è il risultato di un cammino iniziato diciannove anni fa. Mi sento, comunque, come agli inizi della carriera, e ogni giorno voglio imparare qualcosa di nuovo per migliorarmi, come calciatore e come uomo... Col sacrificio e la perseveranza possiamo raggiungere i traguardi che ci eravamo prefissati e realizzare i nostri sogni. Per questo io guardo sempre con grandi aspettative al prossimo livello della mia carriera, e non mi accontento di quello che ho raggiunto fino a oggi.
Napoli, finora, mi ha regalato grandissime soddisfazioni... Giocare in questa squadra è come suonare in un’orchestra ben affiatata, dove ogni strumento è stato accordato perfettamente.

Non manca nulla: il direttore, i musicisti, il pubblico. A volte mi capita di esibirmi in un assolo, e per un istante tutte le attenzioni sembrano concentrarsi su di me. Per apprezzare il concerto, tuttavia, bisogna ascoltare l’orchestra nel suo insieme.

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