«Non mi stupisce Gli anglosassoni farebbero di tutto per una notizia»

Maria Latella, lei che è un volto noto del gruppo Murdoch in Italia, in qualità di conduttrice di «Night Line» su Sky, come vive la buriana che ha investito la vostra grande famiglia?
«Sono sincera, non la vivo affatto. E questo proprio perché non è una grande famiglia, ma uno smisurato insieme di famiglie totalmente distinte, in diversi settori e sparse in tutto il mondo. Così, io che lavoro qui per Sky, non ho mai avuto e mai avrò contatti con i quotidiani inglesi della News corp».
Resta il fatto che Sky abbia dato solo ieri, con un giorno di ritardo e solo sul sito, la notizia dei detective ingaggiati da giornalisti del gruppo per inguaiare personaggi famosi.
«Non mi sento coinvolta. E in più non mi stupisco. So molto bene, e non da ieri, che il giornalismo tabloid anglosassone ha una consolidata tradizione di... chiamiamola disinibizione. Ne scriveva già Henry James nel suo libro Giornalisti sulla stampa dei primi del Novecento. Sono fatti così, per una notizia passerebbero sul cadavere della madre».
Come giornalista italiana avrà comunque un’opinione in merito al tema più ampio delle intercettazioni? La nostra categoria è stata lì lì per scioperare.
«Penso che in Italia i giornalisti siano più abituati a essere intercettati che a intercettare, più vittime che attori».
Un’esperienza che giudica...
«Premessa una banalità, ovvero la cosa più vicina al buon senso, e cioè che le intercettazioni della magistratura sono utili, è ovvio che sapersene vittima è sgradevole. È come vivere alla radio. È un limite alla libertà. Penso che in un Paese civile si dovrebbe arrivare a selezionare ciò che è utile alle indagini da quello che è solo pruriginoso. Anche se...».
Prego, vada avanti.


«A volte ci sono conversazioni che non costituiscono reato, come quella apparsa l’altro giorno su Repubblica, dove certi personaggi parlano di festini e cocaina, e a mio avviso sarebbe bene che i nostri ragazzi le potessero leggere, se avessero la buona abitudine di leggere i giornali. Comprenderebbero lo squallore di un certo mondo e questo sarebbe senz’altro molto educativo».

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