Non è neppure paragonabile a Castellaneta

2 IL CONSIGLIO
Per non fare

un’altra frittata
Dar voce è sempre un merito. Lo predica Fini da mesi e lui di Goebbels certamente se ne intende. È anche strumento assai utile e, al contrario dei sondaggi, gratuito. Finalmente, quindi, sempre e solo grazie a il Giornale, con la lettera della Signora Bartolini e la risposta di Enrico Musso torniamo ad un bel dibattito di contenuti. Uno dei comandamenti della politica è «se vuoi far fuori qualcuno, candidalo sei mesi prima». Figuriamoci quarantotto. Non appena ricevuta la notizia da Varazze, lo feci presente a Musso. Perché la percezione della politica non ha nulla di reale. È un'alea di sensazioni, una nebbiolina di sentiti dire, titoli di locandine, brani di telegiornale e talk show colti mentre si rivolta l'omelette sulla padella.
Ciò non ne sminuisce l'importanza. Il primo problema di quasi tutti è trovare le uova e non districarsi nella foschia dei discorsi. Forse la Signora Bartolini non ne azzecca una eppure esprime, insieme ad altri lettori, un disagio cui va dato valore perché ciascuna omelette partecipa in egual modo al Pil. Più pragmaticamente conta almeno un voto e per fare il sindaco ne servono tanti.
Nella foschia si nascondono massi granitici su cui ci si può frantumare la dentiera o costruire carriere. C'è chi ne sceglie uno ed è bravo a saltarci su o chi lo scala con le unghie. A vagar lì in mezzo per cinque anni agitando le braccia si rischia il frontale, si resta sfiancati e non si dirada la nebbia. Qui la partita la vince uno che passi il tempo con la gente a cercar galline cui sottrar uova. Pochi artifizi ma stivali sporchi. Uno Zaia. Un Cota.
Non è sminuente. È la vita vera che si svolge in molti pollai e poche ville. La sinistra lo fa da sempre tanto che ha messo le galline nelle ville e fa frittate solo per gli amici. Ai nostri lettori, invece, basterebbe mangiarne una sola in 63 anni, porca miseria. Per candidarsi a cuoco meglio starli a sentire.
2 LA RISPOSTA
Grazie senatore, chiarimenti

utili a tutti i lettori del Giornale
Egr. Sen. Enrico Musso, seguito alla Sua risposta del 22 aprile alla mia lettera non mi resta che replicare con due semplici parole: scusi e grazie. Scusi per aver espresso i miei pensieri personali forse in modo un po’ troppo perentorio, forse mossa da una forte passione per la politica che a tutt'oggi a Genova confesso delude un po’, soprattutto nelle file del Pdl, dove si può notare una certa assenza di chi noi cittadini andiamo a votare.
Grazie per aver risposto, fatto sentire la Sua voce non soltanto alla sottoscritta ma ai lettori de il Giornale, ai cittadini genovesi, agli elettori che già da tempo si sono posti varie domande e dubbi sul Suo conto e sulle posizioni nei confronti del Pdl, fino a questo momento in generale nell'ombra e privo di informazioni per l'elettorato. Grazie per aver aperto un dibattito, per aver chiarito vari punti, vari concetti che penso faranno parte del Suo programma elettorale.
Concludo chiedendoLe, tuttavia, di saper prendere - come Lei saprà ben fare cone le Sue stimate capacità - una posizione netta nel Pdl, in contrapposizione alla Sig.ra Marta Vincenzi, e una chiarificazione riguardo le Sue idee sulla eventuale costruzione della moschea a Genova. Costruzione che non vedrà d'accordo la Lega - da sempre oppostasi - ma credo neppure gli elettori di centro destra.
Cordialmente.
Roberta Bartolini
2 L’ACCUSA
Dopo il voto ha fatto

come Susy De Martini
Caro Lussana vorrei rispondere alla lettera di Roberto Bartolini su Musso pubblicata ieri. Anche a me qualche anno fa Musso piaceva, è intelligente e «nuovo», ha ma da diverso tempo ho cambiato idea, per una serie di motivi.
1 - dopo la mancata elezione a Sindaco disse che i voti li aveva presi lui per merito suo e di non sentirsi in debito con Berlusconi. Proprio come Susy De Martini.
2 - le sue «prese di distanza» da Berlusconi in materia di giustizia (lodo Alfano, legittimo impedimento) sono del tutto analoghe a quelle di Fini
3 - le sue idee sulla moschea e l'immigrazione sono inaccettabili e vanno contro il diritto dei genovesi a vivere in pace e sicurezza.
4 - tiene sempre il piede in due staffe, non si sbilancia, cerca di tenersi buona la sinistra e spesso sembra appartenere a quello schieramento.
I suoi sottili distinguo contrabbandati come indipendenza, la pretesa di discontinuità, ricordano molto Fini, Follini e Casini. Non abbiamo proprio bisogno di un quarto esponente di quel sotto-partito.

Possibile che a Genova non si possa trovare un altro candidato più affidabile e meno ambiguo di lui?
Se diventasse sindaco si comporterebbe esattamente come la Vincenzi e non cambierebbe nulla.
Bisogna pensaci adesso.
Marina Mascetti

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