«Non pensate di scaricare il problema qui»

La decisione del sindaco Letizia Moratti e del suo vice Riccardo De Corato di smantellare i campi rom di Milano inquieta gli amministratori brianzoli. Già temono che la giunta milanese abbia in mente di «spalmare» gli accampamenti nei comuni della nuova provincia di Monza e Brianza. E la risposta dei sindaci? Un secco no. Deciso. «Se Milano pensa a un’ipotesi di questo genere – attacca Giacinto Mariani, primo cittadino di Seregno – se la può togliere dalla testa. Qui arrivano tre nomadi in treno a chiedere l’elemosina. É già sufficiente. Non voglio sorprese». Da Monza il veto lo mette l’assessore alla Sicurezza Simone Villa. «Non scherziamo. Se nella metropoli non c’è più spazio per accogliere i campi, facciano in modo di mandarli a casa loro. Qui non c’è un metro quadro a disposizione». Tempo fa a Monza i carabinieri hanno beccato due rom, una di 12 l’altra di 13 anni, mentre stavano ripulendo un appartamento. Mi spiace per la Moratti ma il problema non possono risolverlo i nostri Comuni». Tolleranza zero anche a Desio: «Ora basta – dice il sindaco Giampiero Mariani -. Intorno alle aree dove arrivavano roulotte o camper abbiamo fatto scavare fossati, installato sbarre e recinzioni». Marina Romanò, che a Cesano Maderno guida una maggioranza Pdl-Lega è netta: «Dal nostro Comune i rom devono stare alla larga. Senza se e senza ma. Non si tratta di contrapporsi a Milano. Da anni la Lega ha assunto la linea del rigore. Dovremo affrontare anche il problema dei questuanti e dei venditori abusivi». Le amministrazioni di centrosinistra, con qualche giro di parole in più, in sostanza sono sulla stessa linea. «Non siamo attrezzati, – abbozza Laura Barzaghi sindaco a Nova Milanese - per gestire fenomeni e problematiche sociali così difficili».
Intanto in tutti i Comuni della nuova provincia gli attivisti del Pdl stanno raccogliendo migliaia di firme contro gli insediamenti abusivi.

«Nel quadro della nostra iniziativa – argomenta Roberto Alboni vicepresidente del gruppo Pdl in Regione – raccomandiamo ai sindaci e ai presidenti delle Aler di non assegnare case popolari ai nomadi. Sarebbe una decisione scellerata ed impopolare».

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