Cronache

«Non si spaccia la fantasia come se fosse storia vera»

Signor Marino, anch'io ho letto attentamente la sua lettera e devo dire che il suo tono sguaiato è andato ben al di là della semplice risposta. La prima cosa che mi verrebbe da replicare è che, caso mai, è lei che sembra un cabarettista, se non peggio, quando cerca in tutti i modi di «spacciare» Cristoforo Colombo come figlio di Innocenzo VIII. Ma non è lei stesso che a pagina 270 del suo libro dice testualmente: «La storia di Colombo e di papa Cybo, ce ne rendiamo conto, costituisce una sorta di labirinto senza fondo. In un gioco di specchi senza fine»? E cioè, tanto per essere espliciti, che non esiste alcuna certezza storica su un eventuale apparentamento tra i due? Resta solo una semplice ipotesi, la sua, a confortare quella che è e rimane soltanto una congettura priva di qualunque fondamento.
E io solo di questo ho parlato. Non sono volutamente entrato nel resto del libro perché sotto il mio articolo ce n'era un altro, appunto quello dell'amica Susy De Martini, che recensiva proprio l'intero volume.
Del resto se lo ricorda qual era il tema del mio articolo? Qualora lo avesse già cancellato dalla sua mente, glielo rammento: le due «nuove» ipotesi sulla paternità di Colombo. La prima era la sua, la seconda quella degli spagnoli di Maiorca.
Tuttavia, se va a rileggersi bene quello che ho scritto, si accorgerà che non intendevo affatto essere offensivo nei suoi confronti o verso gli studiosi spagnoli: ognuno è libero di esprimere quella che ritiene essere la sua verità. Quando io stesso ho definito delle «cretinate» le cose che ho detto circa fantasiose ipotesi regali di Colombo, nel senso che se non ci sono prove si può affermare qualunque cosa, non intendevo affatto sostenere che lei avesse scritto delle «cretinate». Il problema è che lei sembra essere eccessivamente sensibile alle critiche quando non le sono favorevoli e tende a fraintendere anche il senso delle stesse. Ho forse affrontato nel mio articolo qualche altro tema da lei trattato, confutandolo o denigrandolo? Ha forse avuto l'impressione che contestassi nello specifico qualunque altro argomento che non fosse la presunta paternità di Colombo? No, non l'ho fatto. E non perché non abbia letto il suo libro. Mi dispiace doverle dire che il libro l'ho letto, eccome. E se proprio lo vuole sapere, quando leggo libri di storia preferisco che mi si presentino fatti concreti piuttosto che ricostruzioni più o meno esoteriche infarcite di numeri magici, coincidenze improbabili e drammatizzazioni fantastiche inserite in una dimensione vagamente mistico-visionaria. Ma a prescindere da questo, ho trovato il suo libro interessante, molto ben documentato ma non condivisibile per chi usa il metro della ragione per formulare un giudizio. Lei infatti non si limita ad esporre i fatti, come dovrebbe fare qualunque storico, ma li coniuga in modo tale che dimostrino le sue tesi. In sostanza, che Colombo non era genovese e che era figlio di papa Cybo.
Parliamo di Innocenzo VIII? La storia ci dice che era privo di serietà morale e spirito religioso. Che ne fece di tutti i colori, come mettere in vendita i posti nella segreteria papale creando un esercito di incompetenti che falsificavano e vendevano bolle pontificie. Nominò Giovanni De Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, suo consuocero, prima protonotaro apostolico (con i relativi benefici economici) all'età di sette anni e, quindi, cardinale quando il bambino compì tredici anni (e lei riporta questo fatto, giustificandolo). Inoltre firmò le bolle sulle streghe che mandarono al rogo migliaia di donne in tutta Europa (e lei lo dice, anche se tende a non attribuire al papa la responsabilità di quella strage). Sempre secondo le fonti storiche, questo personaggio è una macchia per la storia della Chiesa se confrontato con ben altri pontefici che con il loro operato resero grande il Cattolicesimo nel mondo.
Nonostante questo, lei lo beatifica, ne fa un «papa angelico», e sostiene che ciò che gli storici hanno scritto fino ad oggi sono fesserie, mentre lei finalmente ha raccontato la verità occulta. Complimenti!
Come se questo non bastasse, difende anche argomenti indifendibili come il falso ritratto di Berruguete. Certo: il professor Maurizio Marini ha certificato il quadro come autentico, mentre il professor Matias Diaz Padron, capo conservatore del Museo del Prado di Madrid, lo ha bollato come falso. Chi dei due è più qualificato per giudicare un Berruguete? Non può essere che il professor Marini si sia sbagliato perché non ha avuto informazioni precise su quel quadro? E che mi dice dell'opinione di uno storico del calibro del professor Antonio Rumeu de Armas, prestigioso esponente della Reale Accademia di Storia della Spagna e noto colombofilo, il quale afferma che la persona del ritratto è vestita da vicerè di Napoli? Anche lui non conta niente?
Questo, però, non toglie che io non sappia chi sono e che cosa vogliono gli spagnoli. Non ho nessuna «acquiescenza pavida» nei loro confronti e più volte ho denunciato dalle colonne del mio giornale l'obiettivo che stanno perseguendo: dimostrare che Colombo era spagnolo. Non ci riusciranno, ma ci tentano lo stesso.
Per quanto riguarda il resto, mi faccia la cortesia di non trascinare altre persone in questa sua personale e assurda polemica. Lei porta avanti le sue tesi e usa le armi che ha per affermare la sua verità. Nessuno glielo contesta. Ma la verità soggettiva spesso e volentieri non ha nulla a che vedere con quella oggettiva, soprattutto quando non c'è assolutamente nessuna prova a confortarla.
Quanto a me, illustre sconosciuto che un bel giorno ha fatto capolino nella sua vita in modo del tutto involontario, sappia che anch'io sono giornalista da oltre trent'anni ma le hanno dato informazioni sbagliate sul mio conto. Non sono affatto un colombofilo e non appartengo a nessun club che si occupa dell'argomento. Molto più semplicemente sono un professionista che appartiene ad una razza in via d'estinzione, quella dei giornalisti onesti. Cioè faccio parte di quei cronisti che, come diceva il professor Walter Williams nel suo «Io credo nella professione del giornalismo», scrivono come giornalisti ciò che essi direbbero come galantuomini. In altre parole, contrariamente a lei, non devo difendere nessuna tesi precostituita e non devo fare piaceri a nessuno. Lascio dunque a lei il discutibile onore di fare il «compagno di merende» di chi le aggrada.
Ho scritto diversi articoli sulla storia di Cristoforo Colombo soltanto perché di volta in volta l'argomento è salito alla ribalta della cronaca. Anche se ho letto numerosi libri su questo tema, compresi i suoi. È vero, però, che sono genovese e in questa città abbiamo la brutta abitudine di essere persone molto concrete. Non ho nulla a che fare con quella che lei definisce «intellettopoli» colombiana. Però ho avuto tra i miei docenti all'Università il professor Paolo Emilio Taviani che, sempre da buon genovese e insieme ad altri suoi colleghi come il professor Aldo Agosto, ex direttore dell'Archivio di Stato di Genova, ha scoperto qualcosa come circa 200 documenti sulle origini di Colombo. Documenti che sono stati visionati e certificati dal mondo accademico internazionale, da uno storico come il professore di Harvard e ammiraglio Samuel Eliot Morison, massimo studioso americano di Colombo, e dagli esperti della Casa Reale spagnola. Per lei, ovviamente, fanno tutti parte di un complotto. Liberissimo di crederlo, però conceda a noi genovesi di cambiare opinione su Colombo soltanto quando ci saranno prove tangibili che lo testimonieranno. Fino ad allora, mi dispiace per lei, resteremo della nostra opinione.
Per concludere, mi perdoni se non la saluto con la cordialità che l'educazione mi imporrebbe, ma trovo veramente intollerabili l'arroganza e i modi offensivi con cui esprime le sue opinioni. Si capisce benissimo che considera nemici tutti coloro che non la pensano come lei. E sbaglia! La diversità di opinioni arricchisce il dialogo e la cultura e, qualora non lo avesse ancora capito, gliene stiamo dando una prova ospitandola su queste pagine. Credere di essere i soli a conoscere la verità in terra, e senza nemmeno avere le prove oggettive di quanto si sostiene, non può portare alcun bene.

Ci rifletta sopra.

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