«Non siamo il bancomat di Milano»

Un’intesa si può trovare. Terzi l’ha capito e ha funzionato

«Non siamo il bancomat di Milano»

«Non siamo il bancomat della città». Adalberto Corsi, vicepresidente vicario dell’Unione del commercio, non ha digerito le polemiche sollevate dal presidente della Fiera Michele Perini («basta spolpare i turisti che vengono a Milano, così è a rischio anche la riuscita dell’Expo» ha accusato due giorni fa).
Che significa?
«Facciamo un esempio pratico: spesso viene chiesto ai negozianti di tenere accese le luci delle insegne della città per tutta la notte. Va bene, siamo d’accordo, ma chi paga la bolletta? Il Comune e A2a vengano incontro con degli sconti».
Quindi, per abbassare i prezzi degli alberghi cosa serve?
«Intanto, non voglio difendere gli associati a tutti i costi, ma non condivido le parole di Perini. Non si può dare sempre la colpa ai commercianti per nascondere altre situazioni. Se un turista va in un hotel a 5 stelle o beve il caffè in Galleria lo paga più che in periferia, è la regola del mercato. Ma succede a Milano come nelle altre grandi città europee, e qui gli hotel non sono certo i più cari d’Italia. Certi costi sono giustificati dal posto e dal servizio, e prezzi minimi e massimi sono fissati da un listino con largo anticipo. Chi prenota prima ad esempio risparmia fino al 30 per cento».
Ma durante le fiere, prendiamo il Salone del mobile, si pagano cifre alle stelle. Contando che Expo durerà 6 mesi, bisogna aspettarsi la tariffa massima per metà dell’anno?
«Quando ci si siede attorno a un tavolo tra benpensanti, le soluzione si trova sempre. Lo abbiamo già fatto con Fiera congressi, Perini lo sa, e siamo prontissimi a ragionare su un patto per l’Expo, in modo da tenere i prezzi sotto una certa soglia. É interesse di tutte le categorie coinvolte che l’obiettivo dei 25-30 milioni di visitatori sia raggiunto. Ma la discussione non deve concentrarsi solo sui prezzi».
Torniamo all’esempio della bolletta? Cosa chiedete in cambio?
«Expo e le grandi fiere portano in città turisti ma anche gente qualificata e operatori, che dobbiamo convincere a tornare con le famiglie in altri periodi dell’anno. Dunque: devono trovare una città molto più aperta e con tanti eventi. Poi, chiediamoci se il servizio di trasporto pubblico è all’altezza di una città turistica, se è confrontabile con Parigi e Londra. A mio parere no. E si parla da anni ormai di un biglietto unico dei trasporti, ma non si arriva al concreto. E i punti di assistenza ai turisti dovrebbero essere molteplici, offrire più informazioni».
Ora, non si dica che a criticare i prezzi di bar e alberghi si spara sulla Croce rossa..
«É ovvio che quando ci sono le esposizioni si cerca di raggiungere il massimo risultato in un periodo molto breve, ma non è speculazione. Ci sono percentuali di riempimento da rispettare, un hotel ha costi fissi da mantenere tutto l’anno, non assume personale sono per quelle occasioni, idem l’affitto o la spazzatura. Ma se si facesse un patto prima con le singole fiere però i prezzi potrebbero essere più contenuti».
Riuscirete a trovare l’accordo?
«Se tutti fanno la propria parte la strada c’è.

Guardiamo all’esempio recente dell’estate: l’assessore alle Attività produttive Giovanni Terzi ha capito le richieste dei commercianti e ha organizzato eventi, offerto incentivi. E i negozi aperti sono stati il doppio dell’anno scorso».

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