«Non siamo mica a scuola, quella prova è un insulto»

«Ehi, mica siamo a scuola». Raffaella Piccinni (Sitp) non ci sta ad essere «chiamata alla lavagna» dalla Regione Lombardia.
Che dici, la prova è inutile?
«È offensiva. Per di più lavoriamo tutto il giorno per strada, in mezzo al traffico e all’inquinamento. È un insulto sottoporci a un’interrogazione come un bambino di fronte alla maestra».
Non avreste il tempo di studiare?
«Mettiamola così: in un momento di crisi come questo, nessuno smette di lavorare per mettersi a studiare, cerchiamo di non farci sfuggire nemmeno un cliente».
Ma contesti i metodi con cui verrà fatta la verifica?
«Mi sembra folle che a sorteggiare i tassisti da controllare sull’inglese siano dei rappresentanti di categoria. E per di più non è giusto che nel mirino ci siano sempre e solo i tassisti di Milano».
Per quelli degli altri Comuni non è così?
«No, loro possono fare quello che vogliono. Vengono a Milano e ci rubano il lavoro, che è già poco, senza che nessuno dica niente».
Quindi cosa chiedete alla Regione?
«Chiediamo che le regole valgano per tutti, non solo per alcuni».
Il Sitp non ha firmato l’accordo sulle tariffe fisse nel 2009.

Siete ancora convinti?
«Certo, chi ci rimborsa se nel tragitto Milano-Malpensa rimaniamo bloccati in un imbottigliamento o c’è un imprevisto? Non è giusto che ci rimettiamo noi».
Però il cliente non può accendere un mutuo per pagare il taxi.
«Tante volte con la tariffa fissa di 85 euro anche i clienti pagano di più. Risparmierebbero, e non di poco, se potessimo usare il tassametro».

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