Non solo mobili

È il Fuorisalone delle contaminazioni. Oltre alla moda, in questi giorni design e architettura si fondono con l’arte contemporanea. Così a due passi da Brera animato dai dj set, anche gli artisti milanesi (e non) vengono risucchiati dal vortice e si trasformano in performer. È il caso di Jonathan Guaitamacchi, maestro delle città, in questi giorni protagonista di architetture pittoriche realizzate in diretta negli spazi della galleria Russo - Asso di Quadri di via Dell’Orso. «The mother city transfer» è il titolo dell’evento iniziato ieri nell’ambito della mostra «British Black» in cui l’artista ripercorre un progetto dedicato alle vedute londinesi di Bettersea e le suggestioni sudafricane sino a quelle dei ghiacciai. L’artista esegue le sue architetture in bianco e nero mentre il pubblico si rilassa dalle scorribande del Fuorisalone e metaforicamente chiude il connubio che unisce la poesia delle arti visive al giocoso pragmatismo degli oggetti. Filo conduttore, indissolubile, il rapporto con lo spazio e l’immaginazione che corre tra passato presente e futuro e che in qualche modo mette in guardia sul rapporto tra uomo, scienza e salvaguardia del pianeta. Guaitamacchi da anni persegue l’idea di un mondo visionario dove la metropoli, suggestiva creazione in bilico tra realtà e immaginazione, assurge ad icona del progresso e della sua distruzione. L’artista crea metafore della realtà fissate sulla tela da un costante bicromatismo, forse una scelta necessaria per lasciarsi invadere dalla dimensione rarefatta e sfumata della memoria: allora dai fumi del ricordo riemergono i luoghi che legano l’artista al territorio inglese e alla cultura anglosassone dalla quale proviene. Le scogliere di Dover, la tangenziale londinese, diventano humus fecondo da cui trarre ispirazione.

«Tra i primi nell’epoca contemporanea ad affacciarsi al contesto urbano - sottolinea la curatrice Francesca Brambilla - sulla tela non rappresenta l’espressione meramente architettonica della realtà, ne sprigiona l’essenza, il principio attivo, non racconta il luogo, ma il suo riflesso, la sua metafora, dettaglia e generalizza nel medesimo istante».

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