Dietro al nome di classe-ponte o di classe di inserimento, studenti e professori leggono altro. «Sono vere e proprie classi ghetto» accusano. E vedono nella scuola il pericolo di discriminazioni verso gli stranieri.
«La scuola per cui lottiamo noi - protestano - non è xenofoba e non possiamo permettere una cosa del genere». «Inizialmente - insorgono i collettivi di sinistra - la Gelmini aveva accolto a braccia aperte la mozione della Lega riguardante la creazione delle classi per stranieri. Poi, grazie alla grandiosa potenza espressa dalle nostre mobilitazioni, si è vista costretta a smorzare i toni. Nonostante non abbia annullato questa proposta, si è accorta di non potersi permettere la sua propaganda». Secondo varie maestre, comitati di mamme e studenti, il ministro ha cercato «di svincolarsi dall'accusa di razzismo e si è difesa dietro alla scusa della disinformazione di chi protesta, riuscendo perfino a guadagnarsi l'applauso dei giovani leghisti».
Resta, secondo i ragazzi dei collettivi, il problema «dell'emarginazione e della creazione di xenofobia a partire dai primi anni di scuola».
La dichiarazione di guerra alla riforma, anche su questo punto, è chiara: «Non permetteremo alla Gelmini di nascondere dietro l'escamotage di un nome diverso quello che è un decreto razzista».
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