Non vuole prostituirsi: sequestrata e violentata

La prima volta era riuscita a fuggire ai suoi connazionali albanesi che l’avevano messa su una strada chiedendo aiuto al primo cliente. E pensava di essersela cavata così, tanto che, anche per evitare ritorsioni sui figli, aveva deciso di starsene zitta. Ma i suoi aguzzini sono tornati alla carica e l’hanno picchiata, violentata e segregata per 24 ore. Fino a quando la giovane albanese è riuscita a fuggire, allertare il 113 e far arrestare due dei suoi aguzzini.
L’incubo per la donna inizia qualche tempo fa, quando conosce in un bar di Milano Nicolin Myrto, 34 anni. L’uomo l’aveva avvicinata per chiederle da dove venisse, normale trattandosi di un connazionale. Lei aveva raccontato della sua vita: 26 anni, da dieci regolarmente in Italia, operaia in un’impresa di pulizie, casa a Magenta con il marito, due figli in Albania.
Giusto le notizie che servivano al criminale, pregiudicato proprio per sfruttamento della prostituzione, per preparare la trappola. Così 15 giorni fa insieme ai complici, la sequestra, le dice che deve lavorare per la sua organizzazione, minacciando di colpire in figli se si fosse ribellata. Lei abbozza, si fa «vestire» da prostituta, riempire la borsa di preservativi e portare su una strada di Monza. Salvo poi chiedere aiuto al primo cliente. Se ne torna a casa e insieme al marito decidono di tenere la bocca chiusa per evitare vendette.
Venerdì mattina, qualcuno bussa alla sua porta, lei apre e si trova di fronte Florenc Myftaraj, 26 anni, che, spalleggiato da un connazionale, la afferra per i capelli, la trascina in strada e la butta in una macchina. Girano un po’ poi in una via, forse di Milano ma lei non ne è sicura, viene presa in consegna da Myrto e altri tre individui e portata in un appartamento al primo piano di via Bordighera 34, a due passi dai Navigli. Qui le vengono rinnovate le minacce e questa volta per farle capire con chi ha a che fare, Myrto la violenta e poi le sequestra il cellulare e la chiude a chiave in una stanza. La mattina dopo il bruto apre la porta e si butta di lei per stuprarla ancora. E questa volta la donna «cede»: acconsente a prostituirsi per lui, ma le fa capire di non avere certo gli abiti adatti, visto che è stata prelevata vestita da casa.
Il trucco riesce, i malviventi escono lasciandola sola, limitandosi a chiudere a chiave la porta d’ingresso. E lei si cala dalla finestra. «Impresa tutt’altro che facile» preciserà più tardi la polizia. Atterra in cortile ma trova la via di fuga sbarrata da un alto cancello. Incontra per fortuna una signora che le apre una porta su via Imperia dove ferma un passante che chiama il 113.

Ma la centrale operativa aveva già mandato un equipaggio in zona, poiché le sue acrobazie non erano passate inosservate ai vicini. Agenti in borghese apprestano un discreto servizio di vigilanza e quando Myrto e Myftaraj rientrano verso le 17 li arrestano. Le indagini ora proseguono per identificare gli altri componenti la banda.

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