La nona con stecca «Comunque grintosi»

Alla resa dei conti va detto che aveva ragione chi vedeva con preoccupazione la trasferta di Ascoli. La Lazio non è andata oltre un pareggio ottenuto in rimonta ed è sembrata lontana parente di quella vista all’opera fino alla vigilia di Pasqua. E va aggiunto che per certi versi la divisione della posta va stretta più ai piceni che ai biancocelesti, perché i dipendenti del patron Roberto Benigni, che finiranno quasi certamente in B visto e analizzato il divario con la linea di galleggiamento del campionato, sono sembrati per 90 minuti una formazione che sembra impossibile vedere in ultima posizione. Chissà cosa avrà pensato, seduto in tribuna al Del Duca, Claudio Lotito. Più facile conoscere il pensiero di Delio Rossi, intorno al quale si accalcano i cronisti in sala stampa nel dopo partita: «Nel primo tempo abbiamo avuto quattro occasioni limpide. Poi è subentrata la frenesia, ma non si pareggia in inferiorità numerica se non si ha carattere». Già, quasi dimenticavamo, l’espulsione di Stendardo, decretata al minuto numero 75 di una gara-storta per il difensore, cui era stato annullato un gol per evidente posizione di fuorigioco nel corso della fase ascendente del match. Giusta o meno la decisione dell’arbitro, è bastata per portare in 60 secondi la Lazio sotto di un uomo e di un gol, quello del 2-1 messo a segno da Gigi Di Biagio, giovanili in biancoceleste e trascorsi romanisti vissuti neanche un decennio fa. Rossi, che ha la capacità di non accampare scuse quando le cose vanno male, ha comunque applaudito gli antagonisti di giornata e usato con i suoi la carota, consapevole del fatto che non si può vincere sempre: «So che il campionato è difficile e tutte le squadre sono agguerrite. Ce l’ha appena dimostrato l’Ascoli, che aveva ancora margine per salvarsi. La mia squadra viene da 14 risultati utili positivi e oggi, anche se non siamo stati brillanti, abbiamo dimostrato la nostra indole grintosa». Così, quando diventa difficile commentare il più inatteso dei pareggi, le argomentazioni si spostano sulla scaramanzia e sui cugini, devastati all’Old Trafford e rinati in campionato davanti alla Sampdoria. Chiari i riferimenti al paltò indossato ieri («No, non l’ho messo per superstizione - ha detto il signor Rossi - ma solo perché sono raffreddato e c’era qualche spiffero») e sul dopo-Manchester dei romanisti: «La Roma è una squadra con dei valori, e ci sta di perdere nei quarti di Champions contro i Red Devils, forse non il punteggio. Ma è una squadra da applaudire che comunque non ha certo bisogno delle mie difese. Io alleno la Lazio».

Quasi a dire: ma che domande mi fate? Ne deriva che, forse, l'istantanea rilasciata dal tecnico prima di Ascoli-Lazio, aveva già inquadrato quel che sarebbe accaduto durante il match: «Questa sfida è più difficile di quanto possa pensare». Aveva già previsto tutto, anche le domande del dopo gara.

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