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Le nonne italiane più famose nel mondo

Sono oltre 200, da Trapani al Trentino: per un sito inglese insegnano via Internet come tirare la pasta o preparare ravioli e maccheroni. In tempi di quarantena un successo planetario

Le nonne italiane più famose nel mondo

Dimenticate le cucine moderne delle influencer culinarie, le stoviglie sponsorizzate, il montaggio sapiente dei video e le luci ben posizionate per mettere in risalto le pietanze: i video del canale YouTube di Vicky Bennison sono semplici e rustici come le ricette che propone. Dietro la telecamera ci sono oltre 200 nonne di tutta Italia, che impastano, stendono, tagliano - e, quando serve, farciscono - tante tipologie di pasta quanti sono i dialetti che parlano. La loro voce, tradotta in inglese nei sottotitoli, guida lo spettatore nei vari passaggi delle preparazioni, arrivando così direttamente sugli schermi degli appassionati di tutto il mondo.

Il set è la cucina di casa, dove le pentole sono provate da decenni di cotture lente e gli attrezzi del mestiere sono tanto antiquati quanto rari, come i «pettini» per fare i garganelli romagnoli. Spesso alle loro spalle c'è una credenza carica di foto di famiglia, argenteria e ninnoli vari. Ed è proprio per questa autenticità che le Pasta Grannies - letteralmente le «nonne della pasta» - di Vicky Bennison sono diventate in pochi anni un fenomeno globale. Oggi su YouTube i loro video contano 13 milioni di visualizzazioni complessive e 487mila iscritti al canale: qui, ogni venerdì pomeriggio, viene pubblicata una nuova ricetta pronta per essere replicata, che siano i crafuncins sudtirolesi, i maritati pugliesi o i casoncelli bresciani. Lo scorso autunno dal progetto è nato anche un libro, ora pubblicato in inglese, tedesco e olandese ed entro la fine dell'anno - salvo ritardi causa coronavirus - anche in italiano, pubblicato dalla casa editrice Il Castello.

Il progetto delle Pasta Grannies è nato 5 anni fa dalla passione per il cibo italiano dell'ideatrice, 60enne inglese che oggi si divide tra la sua casa di Londra e quella di Cingoli, borgo marchigiano in provincia di Macerata. Bennison ha cominciato a scrivere di cucina quando lavorava nel settore dello sviluppo internazionale: viaggiando dalla Siberia al Sudafrica, non mancava mai di provare le specialità locali.

Tempo dopo, facendo alcune ricerche sulle ricette tricolori per il libro di un altro autore, ha notato che nella maggior parte dei casi l'arte culinaria delle nonne resta un'esclusiva e non viene tramandata alle generazioni successive. «Tutti pensano che la cucina della propria nonna sia la migliore - ha ragionato a quel punto Bennison -. Ma tra vent'anni una nonna che cosa cucinerà?». Da qui l'idea di tuffarsi nella ricerca delle testimoni di una tradizione che, almeno in ambito domestico, rischia di scomparire, anche per rendere finalmente giustizia a quelle donne per le quali fare la pasta a mano non era un vezzo, ma una necessità.

Nell'impresa ha assoldato due aiutanti, entrambi di Faenza, area da cui infatti provengono tante delle cuoche filmate: Livia De Giovanni, la granny finder, cioè colei che attraverso il passaparola scova le signore da coinvolgere, e Andrea Savorani Neri, cameraman. «Le persone amano la pasta e amano le nonne», sintetizza Bennison. E il mix, in effetti, ha avuto successo. Oggi oltre un terzo delle visualizzazioni arriva dagli Stati Uniti, seguiti dall'Italia (nonostante il canale sia anglofono) e poi da Regno Unito, Canada e Germania. La fascia d'età più numerosa è quella 25-34 anni, seguita da quella 35-44 anni. E il 40% del pubblico è maschile.

L'interesse suscitato sembrerebbe smentire l'assunto per cui l'arte della pasta fatta in casa rischia di andarsene per sempre con la generazione più anziana. In controtendenza vanno soprattutto i dati registrati in queste settimane di confinamento domestico dovuto al Covid. «Con l'inizio del lockdown abbiamo registrato un incremento del 50% nelle visualizzazioni, mentre le iscrizioni al canale sono triplicate», spiega ancora l'ideatrice. Oltre alla visibilità data dal libro, conta sicuramente il fattore tempo: in molti si sono trovati con una quantità inaspettata di ore da riempire. E poi ci sono loro, le nonne: «In questo momento non puoi stare con la tua, e quindi prendi in prestito la nonna di qualcun altro». Ma la ragione che ha reso di colpo così attraente cucinare, e in particolare preparare la pasta, sta anche nella natura stessa dell'atto, che Bennison definisce non solo «calmante e rilassante», ma anche «contemplativo e terapeutico».

Gli stessi numeri in crescita, d'altronde, si registrano anche su altri portali di ricette e nei carrelli della spesa degli italiani. Secondo l'Ufficio studi Coop, nella seconda metà di marzo le vendite di farina e lievito di birra - necessario per fare, per esempio, la pizza - hanno segnato rispettivamente un +205% e un +203%. Mentre nelle prime due settimane del mese sono per la prima volta calati (-18%) gli acquisti di piatti pronti al supermercato, come ha ricostruito Coldiretti. I benefici si riflettono sui più noti siti di ricette, tutti in aumento, come mostrano le rilevazioni di Audiweb Week di marzo: La Cucina Italiana (+59% di utenti unici settimanali), Cookist (+47%), Buonissimo (+32%), GialloZafferano (+28%) e Sale&Pepe (+27%). GialloZafferano, in particolare, in una settimana è passato dall'11esimo al settimo posto della classifica dei siti d'informazione più letti. Il portale, del gruppo Mondadori, dall'inizio della quarantena ogni giorno alle 17 propone una ricetta in diretta simultanea su Instagram, Facebook e YouTube: quella di domenica 22 marzo è stata vista da poco meno di 6 milioni di persone. Anche influencer e food blogger si godono la scia: Benedetta Rossi, volto del popolare «Fatto in Casa da Benedetta», a marzo ha ottenuto 7,7 milioni di interazioni sui social network, un milione in più del mese precedente, secondo la classifica della società Sensemakers.

Vicky Bennison e le sue ladies sono lontane da questi numeri, né sono interessate a raggiungerli. Monitorare visualizzazioni e algoritmi di YouTube serve però a raccogliere quel po' di pubblicità che permette di coprire un terzo dei costi di ciascun video, che includono anche un gettone di presenze per le signore che vi appaiono. Le nonne, dal canto loro, non hanno la percezione delle dimensioni del pubblico raggiunto. «Quando siamo tornati a trovare Cesaria, 95enne di Morgongiori, in Sardegna - racconta la madre delle Pasta Grannies, che cerca di mantenersi regolarmente in contatto con le «sue» nonne - le abbiamo mostrato il suo video e le abbiamo detto che era diventata famosa in tutto il mondo. Lei ci ha risposto che trovava questa cosa spassosa: non l'ha presa seriamente». Maria Argnani, 86 anni da Faenza, preferisce «non pensare» che i suoi cappelletti sono finiti anche oltre Oceano, così come non si sarebbe mai immaginata - «Alla mia età!» - di volare tre giorni a Londra, ospite di Bennison e di una scuola di cucina, per mostrare ai britannici i segreti della sua pasta all'uovo. Quegli stessi cappelletti che sono stati anche il piatto inaugurale di Pasta Grannies: dietro ai fornelli del primo video della serie c'era Velia, che abita a Moscosi, il borgo accanto a Cingoli.

La più popolare di tutte, nonché per il momento la più anziana, è però Letizia, 101 anni, che di fronte alla telecamera ha preparato i «taglierini» con purè di fave e finocchietto selvatico. E tra le centinaia di grannies spunta anche qualche granpa, nonni abili a pastificare tanto quanto le consorti.

A riprova della convinzione di Vicky Bennison: «La pasta è un linguaggio universale, e un amore universale».

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