Il «nonno» del frisbee un angelo della Barona

Valentino De Chiara, 68 anni, ha fondato l’associazione italiana della disciplina: «Nella zona abbiamo sconfitto il degrado»

Massimo Piccaluga

Come fare della propria passione una missione e vivere felici? Valentino De Chiara, 68 anni, soprannominato il nonno del frisbee, pare ci sia riuscito. Tanto che oggi per merito suo Milano è diventata la capitale di questa divertente disciplina. «Il frisbee - si affretta a premettere De Chiara - non è un gioco ma uno sport vero e proprio. Per il lancio esistono otto modi diversi di “sparare il dischetto”: lancio piatto, lancio diretto, lancio curvato in aria, curvato a terra, effetto boomerang, lancio con tre dita, lancio con rimbalzo e rovescio».
Uno sport minore molto divertente formato da quattro specialità che però il Coni si ostina a non riconoscere come tale.
«I milanesi - svela De Chiara - preferiscono il lancio di precisione e il free style». Nel primo il concorrente ha a disposizione 10 lanci e deve far passare il frisbee in un cerchio del diametro di 160 centimetri posto a un metro da terra dalla distanza di 15, 25 o 35 metri. Vince chi fa più centri. Nel secondo bisogna far ruotare il disco su diverse parti del corpo facendolo passare in modo «artistico e coordinato» anche dalla sommità di un dito alla punta di un piede. È la specialità che mette più in evidenza la fantasia e la creatività dei concorrenti e si svolge a tempo di musica. Altre specialità sono le gare di distanza e l’ultimate frisbee: due squadre di sette giocatori ciascuna si confrontano con l’obiettivo di far entrare l’attrezzo in meta. Tutte competizioni con arbitri e regole ben precise codificate dalla Aif, Associazione Italiana Frisbee, fondata nel 1977 dallo stesso De Chiara e da allora punto di riferimento per «giovani» dai 14 ai 60 anni di una zona critica come la Barona. «Qui intorno - sussurra De Chiara indicando il parco Teramo di via Campari, fulcro delle attività agonistiche e di svago dei suoi ragazzi - era tutto degradato. L’erba cresceva senza controllo, sterpi, rovi, spazzatura abbandonata...C’era il solito viavai di tossici. Adesso è un fiore nel deserto: il manto erboso lo curiamo a nostre spese. Piano piano anche la gente strana se ne è andata e oggi finalmente il parco è frequentato solo da ragazzi che si divertono». La Aif ha circa 150 iscritti (costo annuale della tessera: 20 euro) coordinati da cinque istruttori che ogni domenica sull’erbetta all’inglese del parco Teramo insegnano i segreti del dischetto in plastica dalle 10 alle 12 e 30. «L’iscrizione - prosegue De Chiara - dà diritto anche a gareggiare». Infatti l’associazione milanese organizza competizioni a vari livelli. Il calendario annuale inizia con la «Giornata ecologica» il 7 maggio a cui segue il Torneo regionale di Primavera che si svolge a giugno; nel mese di agosto l’attività prosegue con Vacanze al Parco Teramo (gare di frisbee, boomerang, calcetto, palla a volo ma anche serate a base di pastasciutta e grigliate). Il 16 e 17 settembre di ogni anno segue la Coppa Città di Milano e la stagione termina il primo ottobre col Torneo internazionale di boomerang organizzato da Aif e Boomi, il Boomerang club di Milano che raccoglie e organizza gli entusiasti del primitivo attrezzo di caccia australiano. Appassionati di frisbee, di boomerang e di calcio confluiscono nella Aise, Associazione Italiana Sport Ecologici, che sempre per merito di De Chiara e per intercessione del Demanio, è riuscita a ritagliarsi un luogo di ritrovo e di confronto nella chiesetta sconsacrata di Santa Bernadette, proprio di fronte al parco. Un edificio rimasto preda del degrado per anni e oggi ripulito dai volontari della Barona. Con pochi quattrini e tanto sudore ne hanno fatto sede di una palestra, di un museo degli sport ecologici e di un laboratorio per la costruzione di frisbee, boomerang e quant’altro può servire a giocare all’aria aperta anche durante l’inverno (i tornei terminano a ottobre ma l’attività didattica della Aif non chiude mai). «Mancano le docce - dicono i collaboratori di De Chiara - e per il riscaldamento ci arrangiamo come possiamo».
De Chiara allarga le braccia: «Purtroppo non ho più una lira. Avevo un negozio di articoli sportivi in viale Umbria e oggi a causa della mia passione per il frisbee ho solo debiti. I miei figli mi hanno già avvertito che prima o poi mi prenderanno a legnate. Ma non mi lamento: quando vedo i ragazzi giocare e gareggiare mi sento ripagato di tutto».

Anche se non gli dispiacerebbe, a questo «genius loci» in servizio permanente alla Barona, che il Comune si accorgesse di lui e di ciò che fa per tenere in ordine quel pezzetto di periferia. Magari destinando ai ragazzi del frisbee un piccolo contributo per costruire, finalmente, le tanto desiderate docce.

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