Paolo Scotti
da Roma
La confezione è di quelle regalo. Attori simpatici, colori gradevoli, battute spiritose, e un protagonista bonario che, popolarissimo come nonno d'Italia, con la sua sola presenza garantirebbe l'innocuità di tutta l'operazione. Ma Il padre delle spose è una fiction meno innocua di quanto sembri. E la confezione non è proprio un regalo, per i telespettatori di Raiuno che la vedranno lunedì in prima serata. Non tanto per il tema, che anzi vi è trattato con intimidito garbo e prudentissima vaghezza - un ruvido padre pugliese scopre che la figlia, da anni emigrata in Spagna, è lesbica e ha «sposato» un'altra donna - quanto per un paio di messaggi discutibili che ambiguamente trasmette.
«La storia l'ho pensata, scritta e voluta io - racconta il protagonista, Lino Banfi -. Tempo fa un giornalista mi chiese: Se lei scoprisse di avere un figlio gay, che cosa farebbe?. Risposi che non avrei certo dato una festa da ballo per la contentezza, ma che avrei cercato di capirlo. E di amarlo comunque. Questo è il tema della nostra fiction». Tema sacrosanto; e difatti svolto dalle sapienti arti comunicative di Banfi con tutta l'affettuosità del caso. Peccato solo che la morale finale del film (come ribellione al gretto pregiudizio del suo paese il padre accetta non solo l'omosessualità della figlia, ma anche la sua situazione «familiare») faccia passare come nulla fosse un paio di particolari tutt'altro che pacifici. Primo: che la figlia sia «sposata» con un'altra donna. Secondo: che con le due lesbiche viva anche la figlia naturale d'una delle due, una bambina di dieci anni appena. Come se il matrimonio fra gay e la convivenza di un minore con una coppia gay fossero temi altrettanto condivisibili. «Ma quella bambina è già figlia di una delle due donne. Se fosse stata adottata dopo la loro unione, non avrei fatto il film», sottilizza Banfi; come se la sostanza della cosa cambiasse. E come se non esistesse un padre, magari contrario al fatto che sua figlia debba vivere con due lesbiche. «Quanto al matrimonio fra omosessuali, noi non entriamo nel merito - ribatte la sceneggiatrice Paola Pascolini -. Volendo raccontare una storia moderna, però, se ne cercano le punte; e non potevamo ignorare un fatto oggettivo come quello del matrimonio gay che nella Spagna di Zapatero è legge». E, a mo' di contentino, ricorda la battuta di un altro personaggio, la sorella del protagonista, che sconsolata dichiara alla «moglie» di sua nipote: «Non mi convincerai mai del fatto che anch'io mi possa innamorare di una donna. Però ti vorrò bene lo stesso».
Realizzato secondo uno schema tranquillizzante e inoffensivo (produce Carlo Bixio, lo stesso di Medico in famiglia) e con tutti i crismi del politically correct (all'anteprima Rai presenzia l'onorevole Grillini dell'Arcigay) Il padre delle spose si fa dichiaratamente scudo della presenza di Banfi: «Con la sua copertura rassicurante passano temi anche fortissimi», dice la Pascolini. Temi che non andrebbero in onda in prima serata su Raiuno solo perché al governo c'è il centro-sinistra (come maligna qualcuno): «Del soggetto abbiamo cominciato a parlare già due anni fa, ed è entrato in produzione da un anno e mezzo - ribatte il direttore di Raifiction, Agostino Saccà -. La Rai è un'azienda laica.
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