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Nostalgia Juve, si torna al Comunale

Oggi la Juventus gioca al Comunale di Torino. No, all’Olimpico. Il sito è quello di una volta, hanno cambiato l’insegna al locale e pure l’affittuario non è lo stesso. Dico della Juventus in serie B contro il Vicenza. Bei tempi, dunque, quelli che fino all’anno 1990, quello delle notti magiche inseguendo un gol, vedevano la Signora, ancora tale, esibirsi nell’ex Benito Mussolini, voluto dal Duce per i Giochi Universitari degli anni Trenta. Era uno stadio decadente ma non deceduto, come il glorioso Filadelfia, onore del Torino calcio, vergogna della Torino città. Dopo il ventennio, ovviamente, prese il nome di Comunale, si potrebbe scrivere di Charles, Sivori e Platini, di una storica ma pacifica invasione di campo (esubero di biglietti venduti!) per Juventus-Milan 5 a 4, di un’altra invasione come sopra per Juventus-Inter, con ripetizione scandalosa, l’Inter schierò i ragazzini, debuttò Mazzola che segnò il solo gol milanese, la Juve vinse 9 a 1 e Boniperti a fine partita si ritirò dall’attività. Si potrebbe scrivere di Platini e Boniek, di Rossi e Tardelli, di Parola e Vycpalek, di Trapattoni, della torre Maratona, del campo Combi, di un prato che era sempre verde, delle tre bandiere sopra il settore distinti, di una tribuna stampa piena di Brera e di Zanetti, di De Cesari e Panza, di Ormezzano e Morino, di curve senza striscioni volgari, di parterre senza lanci di monetine, di una pista d’atletica omaggio a Primo Nebiolo che qui faceva disputare il meeting di atletica ai primi di giugno. Era quello stadio una fetta grande della storia calcistica torinese, non all’altezza del Filadelfia di cui sopra, comunque monumento vero, al punto che tale è stato rispettato e riattato per i Giochi invernali ultimi scorsi. Dai sessantamila e oltre dei tempi che furono siamo scesi ai venticinquemila odierni, bacino giusto per la città di Torino che si scalda una volta ogni morte di papa e qui si tocca ferro. Chiamparino, sindaco e tifoso granata, aveva pensato all’origine di ribattezzare l’impianto Grande Torino, provocando reazioni nella folla juventina. Si è deciso per Olimpico e basta ma Urbano Cairo, ultimo padrone del Toro, è passato dall’euforia del debuttante alla depressione di chi si è accorto che prima non gli andava bene l’allenatore (De Biasi via, dentro Zaccheroni) e adesso lo stadio (l’Olimpico soltanto per le gare di riserva, il Delle Alpi per le partite clou!). Oggi tocca alla Juventus.

Meglio sarebbe non guardare al passato, la nostalgia è canaglia e questa Juventus sa benissimo che cosa significano sia nostalgia sia canaglia.

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