(...) continente che ha visto affiorare un podio anche per il Lussemburgo, la Serbia, Israele. La Spagna (11 medaglie) ci sta dando lezione. Ma la lenta marcia indietro è segnalata da un altro dato. La classifica a punti (ovvero quella composta in base ai piazzamenti nei primi otto posti) pone gli azzurri al decimo posto con 62 punti, quasi doppiati da Germania, Spagna e Gran Bretagna, mentre la Russia non vede nessuno con 354 punti. Il raccolto non era così magro dagli europei di Helsinki 1971, oltre trentanni fa. Se Baldini non avesse vinto loro, saremmo risaliti a Berna 1954. Numeri da brivido in un europeo spesso di mediocre valore tecnico.
Hanno tradito alcune punte (Donato, Gibilisco, Brugnetti, Schwazer, la Genovese). Non hanno smosso lo stagno del dolce dormire atleti diventati una sorta di impiegato statale al soldo dei corpi militari. Ci sono state figure indegne che meriterebbero un po di frusta, altro che caramelle: Cavallaro nella finale dei 200, tutti i velocisti, Ottoz, Carabelli che molla sempre nel finale, le due tripliste Martinez e La Mantia, la Balassini, le ragazze del salto con lasta. Hanno cercato di dire ci provo alcuni giovani. Cè chi ha migliorato il primato personale, chi quello stagionale, nomi che dicono poco (Reina, Romagnolo, Meuti, Cattaneo), altri che hanno sgomitato mica male. Uno su tutti: Andrea Barberi, finanziere di Tivoli, che nei 400 è andato a un passo dal record italiano. È stata una sorta di scossa elettrica in attesa di frutti. Ieri Arese ha promesso di far piazza pulita dei pesi morti. Laveva promesso anche lanno passato, ma poi sono comparse le stesse facce: 83 atleti sono numero che lItalia si può permettere solo ai campionati di casa nostra. In Europa ne bastavano una ventina.
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