«Le nostre attese? Meno burocrazia e meno tasse»

Roberto Nardella è presidente della Confimea, confederazione creata nel 2007 che oggi riunisce 14 associazioni imprenditoriali di ogni settore, per un totale di 432mila imprese iscritte e 4,1 milioni di addetti. Tutte medie e piccole, l’oro dell’Italia produttiva. Gli chiediamo: che cosa si aspetta dal provvedimento per la «deregulation» che sarà varato oggi dal Consiglio dei ministri?
«Mi aspetto, come tutti i nostri associati, che venga sfoltita la burocrazia e data maggiore facilità ai giovani per intraprendere. Occorre anche un codice etico d’impresa, perché l’imprenditore possa essere considerato una risorsa per il Paese e non un evasore da colpire. Vorrei un calo delle tasse, vorrei misure che aiutino le aziende a mettersi in rete, a competere sui mercati internazionali. L’Italia è un mercato sempre più piccolo, da noi c’è la densità di imprese più alta del mondo, le piccole e medie sono il nostro salvagente e producono il 91% del Pil: hanno bisogno di respiro, di possibilità di operare».
Come si sta muovendo l’organizzazione che presiede?
«In luglio annunceremo un progetto, ormai nella fase finale di messa a punto, per riunire in un’unica associazione - Confimea Mediterraneo - le imprese medie e piccole dei Paesi del bacino, Italia, Egitto, Tunisia, Marocco, Grecia, Libia. Hanno espresso interesse anche alcuni Paesi dell’Est».
Qual è la finalità?
«Creare un ponte sul Mediterraneo su cui far transitare la distribuzione dei nostri prodotti, valorizzando ogni sinergia di mercato. L’industria italiana è ammirata ovunque, tutti vorrebbero imparare da noi. La nostra Pmi è un modello che si può esportare all’estero: la nostra idea è che si può superare il concetto di «Made in Italy» e lanciare il «Made by Italy», nel quale l’Italia può far scuola. Quello che hanno capito i francesi decenni or sono, facendo sistema con le proprie colonie».
C’è stata mortalità di imprese durante la crisi?
«Sì, ma c’è stata soprattutto la consapevolezza degli imprenditori che per affrontare le difficoltà è necessario abbandonare gli individualismi per collaborare uniti sul mercato».
La crisi c’è ancora?
«C’è, eccome, e ci sarà per un altro anno-anno e mezzo. Sarà ancora dura, da combattere con energia. Non è passata ma si vedono segnali positivi: abbiamo grande forza di volontà».
Come sono i rapporti con le banche?
«Buoni.

Stiamo firmando un accordo vantaggioso per i nostri associati con Unicredit, e ne seguiranno altri con la Popolare di Milano e con altri due istituti nazionali»
Cosa pensa della manovra?
«Sono soddisfatto. Questo è il primo governo che cerca di abbassare la spesa pubblica».
Ma lei avrebbe abolito le Province?
«Io sì. Sono enti di spesa di cui ormai non si conoscono nemmeno i compiti».

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