Il Giornale ha pubblicato il 4 aprile una recensione ad un libro di cui sono coautore (M. Badiale, M. Bontempelli, Civiltà occidentale, edizioni Il Canneto), che ne fornisce un'immagine molto deformata. Il nostro testo argomenta due tesi fondamentali: la prima sostiene che occorre distinguere la nozione di «Occidente» da quella di «civiltà occidentale», la seconda sostiene che stiamo assistendo ad un processo di dissoluzione della civiltà occidentale. La prima tesi non viene nominata nella recensione. Il lettore del vostro giornale non può quindi capire che le prime duecento pagine del libro non sono una carrellata enciclopedica di storia e filosofia, ma espongono appunto gli argomenti a sostegno della prima tesi. Per lo stesso motivo il lettore non può capire il senso della nostra seconda tesi, relativa alla dissoluzione della civiltà occidentale, perché essa ovviamente è legata al modo in cui definiamo la nozione di civiltà occidentale, in quanto distinta da «Occidente». Della seconda tesi il recensore discute unicamente le analisi critiche dedicate a USA e Israele, che sono solo una parte della nostra argomentazione complessiva, e che vengono riferite in maniera piuttosto approssimativa: per esempio, non ci siamo mai sognati di dire o di pensare che George W. Bush sia «il primo artefice del disfacimento dei nostri valori», e le nostre critiche agli slogan come «scuola-azienda» o «azienda-Italia» non alludono a Berlusconi ma ad un senso comune diffuso a sinistra come a destra (possiamo assicurare che quando vogliamo criticare Berlusconi o Prodi lo facciamo usando nome e cognome: a richiesta, possiamo fornire riferimenti bibliografici). Veniamo poi attaccati per aver affermato che «nel territorio nazionale italiano non vi è stato alcun episodio significativo di terrorismo di matrice islamica», e ci vengono rinfacciati a questo proposito gli attentati del gruppo di Abu Nidal degli anni '70 e '80. Si tratta di una critica che dimostra incomprensione del testo citato: noi abbiamo parlato di attentati «di matrice islamica», e appunto il gruppo di Abu Nidal non ha matrice islamica. Tralascio, per non annoiare, altri passi nei quali la recensione è imprecisa o ci attribuisce cose che non abbiamo né scritto né pensato. Cito solo il passaggio nel quale la recensione sembra attribuirci un'espressione come «odiata borghesia», perché da questo passaggio traspare la profonda incomprensione delle nostre tesi. Tutto il nostro libro vuole essere un invito, come è detto alla fine, a quello che ci appare oggi il compito storico-culturale fondamentale: salvare ciò che di valido ha prodotto la civiltà occidentale, o se si vuole la borghesia, dalla dissoluzione incipiente di tale civiltà. Si può ovviamente rifiutare e criticare la diagnosi da noi proposta di questa dissoluzione. Se si vuole avviare un dibattito serio, occorre però confrontarsi con la sostanza della nostra proposta.
Cordiali saluti.
Dire che la propria opera «non è stata compresa» è un classico dell'autore che non ha ricevuto una buona recensione. Il fatto è che, a prescindere dalle argomentazioni del professor Badiale, l'impressione che il libro lascia nel lettore è proprio quella di un testo fortemente anti americano e anti israeliano. Per il professor Badiale, inoltre, gli attentati di Abu Nidal sul territorio italiano non sarebbero di matrice islamica. E i terroristi che sparavano sulla folla inerme urlando «Allah è grande» allora chi erano? Non si può giocare con le parole soltanto per nascondere, tra un concetto e l'altro, la vera essenza di un testo. Gli autori di questo libro sono partiti da lontano soltanto per giungere alla conclusione che americani e israeliani avrebbero distrutto la civiltà occidentale. Questa è la loro opinione, e l'hanno espressa magistralmente e con molta sapienza.
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