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La notizia accolta a Teheran nel silenzio più totale

Teheran. Ancora nessuna reazione ufficiale, nessuna notizia di agenzia e solo una scarna dichiarazione di Shirine Ebadi: l’assegnazione all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e al suo direttore, Mohammed El Baradei, del premio Nobel per la pace è stata accolta nel massimo distacco in Iran, principale interlocutore dell’Agenzia sul tema della proliferazione nucleare. In Iran soltanto la Ebadi, avvocatessa, attivista dei diritti umani e a sua volta vincitrice del Nobel per la pace nel 2003, si è detta «molto contenta perché l’Aiea e El Baradei si sono impegnati ad evitare una crisi (con l’Iran, ndr) e a salvaguardare la sicurezza in Medio Oriente». Anche in occasione dell’assegnazione del Nobel alla Ebadi per il suo impegno in favore dei diritti umani nella Repubblica Islamica, la reazione delle autorità di Teheran era stata molto «fredda».

Da Gerusalemme intanto il vicepremier laburista israeliano Shimon Peres ha definito il premio all’organizzazione che ha base a Vienna come «un avvertimento all’Iran, dal momento che Teheran rappresenta oggi il problema più grande e il più pericoloso».

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