Notizia straordinaria: vivremo oltre 100 anni

Notizia straordinaria: vivremo oltre 100 anni

L’Uomo Cro-Magnon, che abitava in Europa 25 mila anni fa, viveva in media 18 anni, il tempo di mettere al mondo qualche figlio. Noi ne viviamo oggi più di 80.
Ma che si viva sempre più a lungo non è una novità. La notizia davvero straordinaria è che questo allungamento è in continua accelerazione. Ci abbiamo messo infatti 20 mila anni per aggiungerne sette alla nostra esistenza (età media nell'Antico Egitto: 25): un anno in più ogni 2900. Ma ce ne abbiamo messi "soltanto" 6400 per viverne altri 5 in più (Europa rinascimentale: età media 30 anni): uno in più ogni 1280.
Soltanto quattro secoli dopo, nel 1800, la vita si è prolungata di altri sette anni: uno in più ogni 57 anni.
Tra il 1800 e l'anno 1900 la vita in Europa fa un altro balzo, arrivando a 48 anni. Ben 11 anni in un secolo, più di 12 mesi ogni 10 anni.
Dal 1951 al 1971 in Italia: da 64 a 70 anni in media. Ovvero: 6 anni in più in due decenni. Uno in più ogni tre anni e 4 mesi.
Fra il 1971 e il 2006 in media uomini e donne sono vissuti altri 13 anni in più. Tredici anni in più in 35 anni, un anno di vita in più ogni 3 anni scarsi.
Basandosi sui ritmi di questa crescita (e sulla denatalità), in Occidente gli enti previdenziali nazionali calcolano quale deve essere il tetto massimo delle pensioni. Ma dal calcolo viene ignorato un fattore, quella che l'americano Ray Kurzweil ha individuato e chiamato "legge del ritorno accelerato". Kurzweil, per le cui scoperte è stato definito "il giusto erede di Thomas Edison" dalla quasi secolare rivista di finanza Forbes, e per il cui genio matematico fin dall'età di 15 anni riceve i più prestigiosi premi scientifici, in pratica sostiene che l'accelerazione della "tecnologia dell'informazione" (l'informatica applicata alle attività umane) entrerà sempre di più nella biologia, moltiplicando sempre più la sua capacità di influire sulla vita in senso positivo. Una specie di valanga che non può fermarsi, la cui velocità di sviluppo cresce a mano a mano che procede. La "tecnologia dell'informazione" ha detto lo scienziato al Mediolanum Pension Forum che si è svolto il mese scorso, "cresce in modo esponenziale, non lineare, raddoppia cioè ogni anno, e fra dieci anni sarà mille volte più potente". Applicata alla medicina, non farà più aumentare la lunghezza della vita di un anno ogni tre anni, ma ogni due, poi ogni dodici mesi e poi ogni 8 mesi e così via, grazie alle nanotecnologie e alla robotica. E non nel prossimo secolo ma nel giro di un paio di generazioni.
Tutto ciò rischia inevitabilmente di far sballare ogni previsione che non ne tenga conto, anche quelle che riguardano le pensioni, perché, avverte Kurzweil, la nostra mente è portata a ragionare in modo lineare (1, 2, 3, 4 e così via), non esponenziale (2, 4, 16, 32 eccetera). Ecco perché gli 8 milioni in più di over 65 previsti in Italia per il 2050 appaiono sottostimati. Se consideriamo inoltre che, anche con le immigrazioni, la natalità non salirà in modo altrettanto cospicuo, non è necessario essere geni matematici per capire che le pensioni dovranno diminuire ancora, e a partire da prima del 2050.
Ma l'allungamento della vita non è una disgrazia, perché saremo sempre più vecchi ma, grazie proprio alla "tecnologia dell'informazione", anche sempre più "giovani", in salute.

E al problema (del mondo occidentale intero) delle pensioni che diventeranno minime per tutti, si può ovviare: ciascuno può infatti costruirsi la sicurezza finanziaria di quella che sarà certamente la parte più lunga della sua vita.

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