Notte a tutto «brit pop», Kooks a Milano

Il quartetto inglese si esibisce al Rolling Stone. Show accattivante per un mix di generi: in programma i brani di «Inside In/ Inside Out»

Carlo Garré

La nuova big «thing made in UK» arriva stasera sul palco del Rolling Stone, stiamo parlando dei The Kooks, quartetto inglese che da inizio anno ha invaso le pagine dei giornali specializzati europei con il disco d’esordio Inside In/Inside Out.
Il quartetto inglese non è che l’ultimo fenomeno in ordine di tempo che continua la nuova british invasion cominciata ormai più di cinque anni. La formula della band: mescolare pop-songs con attitudine un po’ punk, un po’ rock’n’roll e un po’ reggae, il risultato è un ibrido sonoro accattivante e radiofonico che, associato alla faccia da carini sbruffoncelli dei ragazzi, garantisce loro un successo immediato.
Ascoltando la musica e leggendo le notizie in giro per i siti web sembra davvero di fare un viaggio indietro nel tempo negli anni ’90, ai tempi del brit-pop quando i pesi massimi erano Blur ed Oasis e gli outsiders erano Supergrass, Dodgy, Gene e Bluetones, proprio quelle bands che sembrano aver ispirato i Kooks per i brani del divertente Inside In/Inside Out.
Sebbene il caso Kooks sia stato architettato a meraviglia dalla loro etichetta rimane il fatto che la band non sia un progetto costruito a tavolino, semmai è stato fatto crescere velocemente e molto bene, infatti Luke Pritchard (voce e chitarra), Hugh Harris (chitarra), Max Rafferty (Basso) e Paul Gerrard (batteria) hanno incominciato a suonare insieme quando ancora andavano a scuola a Brighton e, dopo aver registrato alcuni demo li hanno messi a disposizione su internet facendo così nascere l’interesse verso il loro rock melodico che ricorda anche gli anni ’80 di David Bowie e certe soluzioni ritmiche dei Police.
Nella musica del quartetto inglese come detto la varietà di generi si mescola dando loro un sound dal sapore talvolta molto inglese e talvolta decisamente californiano; sound che in sala di incisione è stato messo a fuoco da Tony Hoffer, uno dei produttori più stimati che nel passato aveva lavorato per Beck, Air, Turin Brakes e The Thrills. Proprio di questi ultimi i The Kooks sembrano essere gli «eredi», anche se la speranza per loro è di non perdersi per strada con il continuo della carriera. Il rischio è altissimo, infatti sembra che la politica del mordi e fuggi sia decisamente in voga in questo periodo nell’ambiente musicale. Le band non hanno più il tempo di crescere come succedeva in passato ma, vengono subito proiettate verso le classifiche e spinte al massimo per poi finire dimenticate con il secondo disco che, quasi sempre tradisce attese troppo alte dovute al successo istantaneo dell’esordio. È stato così per i Thrills, come per i Jet oppure The Rapture e la lista potrebbe continuare a lungo.

La speranza è che il talento dei Kooks sia vero e che la band, sia capace di replicare il successo col secondo disco che pare essere già pronto per essere inciso, insomma chi vivrà vedrà.
The Kooks, al Rolling Stone oggi alle 21, ingresso 16 euro

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